Media: crollo pubblicitario -12% e Italia ancorata a vecchi sistemi

I cambiamenti in atto ci obbligano a rivedere il modus operandi del settore pubblicitario”, ha affermato Massimo Costa, country manager di Wpp Italia.

Motivo che ha spinto lo stesso a creare un Advisory Board e ad indire, la scorsa settimana, il primo Forum Wpp -The European House Ambrosetti – presso Villa Necchi Campiglio a Milano per analizzare i dati raccolti dal comitato durante il suo primo anno di attività. Compongono l’Advisory i maggiori rappresentanti dell’imprenditoria e della comunicazione, per citarne solo alcuni: Donatella Treu a.d. del Sole 24Ore, Antonio Baravalle, a.d. di Lavazza, Andrea Zappia, a.d. di Sky, Paolo Ainio, ceo di Banzai e molti altri ancora. Ne è emerso che il futuro non si presenta affatto roseo e la necessità impellente di attrezzarsi per il futuro più prossimo, il 2013 e il 2014. Le stime di mercato parlano di un dato di chiusura 2012, sugli investimenti pubblicitari, che sarà più basso rispetto a quello previsto al -12%. Costa ha dichiarato che “Oggi c’è grande bisogno di comunicazione, ma le agenzie di pubblicità come le conosciamo sono arrivate al capolinea. Il settore è lo specchio del Paese, che rimane immobile così come le strategie di marketing e comunicazione sono targate 1980, nonostante i consumatori si siano evoluti. Aziende e attori della comunicazione devono cogliere nuove opportunità grazie alle nuove tecnologie”. Le proposte partono dal bisogno di trasformare la crisi in opportunità, nell’intento di supportare le aziende attraverso solide strategie meno tv-centriche e più rivolte ai nuovi media perché in Italia molto spesso ci si dimentica del processo di cambiamento in atto e si è lenti nella percezione delle innovazioni. A detta di Ainio, “I consumatori italiani, circa 8 milioni, usano il web come nel resto degli altri Paesi, ma l’e-commerce ha una quota dell’1,3% di fronte alla media europea del 7%; la spesa pubblicitaria sul mezzo, anche se è cresciuta, è comunque un terzo di quella UK. In Italia c’è poca attitudine al cambiamento”. Il ceo di Banzai si è espresso anche a sfavore dell’editoria, come esempio di un settore in bilico tra vecchio e nuovo, ritenendo il cartaceo demodé e pertanto “snobbato” dalle nuove generazioni. Di risposta, la Treu ha affermato che “Gli Editori sono in sofferenza ma non sono morti. I prodotti editoriali non sono veicoli commerciali ma strumenti di informazione. La strada possibile è quella di utilizzare al meglio i contenuti che realizziamo e consentire ai clienti più engagement tra editore e pubblico, sfruttando le nuove tecnologie; alla qualità i contenuti dovranno aggiungere la multimedialità. Carta e online non sono in competizione ma complementari, perché sono due mezzi che si rivolgono a utenti diversi”. Nelle note conclusive al forum arriva un monito di speranza del country manager: “Mi auguro che la pubblicità possa costituire un propulsore al cambiamento, grazie alle professionalità e alle specializzazioni che sono nate e ai continui investimenti in risorse umane”. (V.V. per NL)
 

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