La crisi non colpisce solo la raccolta pubblicitaria, ma determina anche l’immobilismo del settore del marketing. Calano infatti drasticamente fusioni e acquisizioni. Solo all’Est c’è qualche timido segnale di ripresa. Nonostante l’ottimismo sfoggiato dal nostro premier, i venti di crisi non sembrano per nulla attenuarsi e uno dei settori più colpiti pare essere proprio quello su cui si sono costruite le fortune della famiglia Berlusconi. Uno studio Price Waterhouse Coopers, nota società di revisione, mostra infatti che, per quel che riguarda l’Europa, c’è stato un vero e proprio calo relativamente al valore delle fusioni (-66%) e delle acquisizioni (-28%) tra operatori del settore. Non solo quindi le società sono in affanno per via del calo della raccolta pubblicitaria, ma sono anche immobili, statiche, e di conseguenza, poco o per nulla innovative. Il Paese più in crisi è quello più finanziario di tutti, l’Inghilterra, dove il valore delle operazioni è diminuito addirittura dell’85%. Gli unici segnali di vitalità arrivano invece dall’Europa dell’Est. Ma in questo caso non c’è proprio nulla da festeggiare. Lì la crisi ha colpito più duramente che altrove e i piccoli successi ottenuti sono probabilmente il risultato di qualcuno che sta raschiando il fondo del barile, acquisendo aziende sull’orlo del fallimento. (Davide Agazzi per NL)