Media. Agcom: RAI si trasformi da broadcaster in digital media company. Core su processo trasformazione offerta da univoca a personalizzata

digital media company

L’invito rivolto da Agcom a RAI di trasformarsi velocemente in una digital media company di servizio pubblico è in realtà un segnale, fortissimo, indirettamente rivolto a tutto il mercato. Meno approccio da broadcaster, più offerta tailor made da OTT.
Per Agcom, RAI deve spingere (molto di più di quanto abbia fatto fino ad ora) sui device connessi (connected car, pc, tablet, smartphone, smart speaker), ovviamente non tralasciando DVB-T2 e DAB+. In sintesi, stop ad un approccio analogico ed orizzontale e go su prodotti verticali.

Sintesi del parere Agcom

Secondo l’Autorità, è necessario un “corposo investimento” per accesso universale di tutti i prodotti RAI su tutti i device per una offerta personalizzata. Perciò RAI dovrà dotarsi di modelli produttivi e di professionalità adeguati al mondo digitale.

Driver della trasformazione mediatica italiana

Secondo Agcom, RAI, inoltre, dovrà essere il driver dei processi di innovazione in una prospettiva multipiattaforma. Dal DVB-T2 al DAB+, a seguito dell’adozione del Piano nazionale di assegnazione delle frequenze in banda III VHF per il servizio di radiodiffusione sonora in tecnica digitale, passando dal variegato mondo IP.

Massima concentrazione su IP

Infatti, la concessionaria pubblica, lungo il processo di trasformazione in digital media company, dovrà dotarsi delle infrastrutture necessarie “a garantire sull’intero territorio nazionale la fruizione omogenea, e con adeguati livelli di qualità, delle piattaforme RaiPlay e RaiPlay Sound”, adottando, dal punto di vista produttivo, nuovi strumenti, come i podcast.

Il dettaglio delle linee guida Agcom a Mise su RAI

Con un parere inviato al Ministero dello sviluppo economico (“Linee-guida sul contenuto degli ulteriori obblighi del servizio pubblico radiofonico, televisivo, multimediale, ai sensi dell’articolo 59, comma 6, del TUSMAR”, per quinquennio 2023-2027), Agcom ha tracciato quello che dovrebbe essere lo sviluppo strategico di RAI nella direzione di una digital media company

Una digital media company di servizio pubblico

La RAI deve completare la trasformazione da broadcaster a digital media company. A tal fine sono necessarie una serie di azioni che – nel rispetto dei vincoli di bilancio – facciano dell’Azienda concessionaria del servizio pubblico “uno dei motori della digitalizzazione dell’Italia, sia sul versante tecnologico, sia nella diffusione di una corretta informazione e nel consolidamento di una nuova cultura, operando in coordinamento con tutti i soggetti del settore radiotelevisivo”.

Corposo investimento per accesso universale di tutti i prodotti RAI su tutti i device per una offerta personalizzata

“Questo impegno si dovrà tradurre in un corposo investimento in tecnologia per un accesso universale facile ed efficiente ai prodotti Rai su tutte le piattaforme e, nello stesso tempo, in un’offerta digitale distintiva e personalizzabile, capace di generare ampi ascolti per tutte le fasce di età“, si legge nel parere.

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La RAI dovrà dotarsi, pertanto, di modelli produttivi e di professionalità adeguati al mondo digitale

La premessa di questo percorso deve essere il “rigoroso rispetto delle norme europee e nazionali e della giurisprudenza costituzionale che, nel dare concretezza al concetto di servizio pubblico, ne disciplinano l’attuazione, nel rispetto e a tutela dei valori costituzionali di indipendenza e pluralismo, e dell’identità nazionale ed europea”.

Obblighi di programmazione

In linea con gli obiettivi connessi alla fornitura del servizio pubblico radiotelevisivo già individuati in passato, la RAI “dovrà altresì assicurare una programmazione rispettosa del diritto dei minori ad un corretto sviluppo psicofisico, una piena fruizione dei contenuti da parte degli utenti disabili, approntando al contempo le necessarie tutele nei confronti delle minoranze, anche linguistiche”.

L’investimento tecnologico

Anche in connessione con gli obiettivi del PNRR la Rai “dovrà assolvere a un ruolo di riferimento per gli operatori del settore nella prospettiva della digitalizzazione del Paese, assurgendo al ruolo di driver dei processi di innovazione in una prospettiva multipiattaforma”.

DVB-T2

In concreto, nell’ambito del passaggio ai nuovi standard televisivi DVB-T2, la concessionaria pubblica “dovrà garantire la copertura di tutto il territorio nazionale migliorando le condizioni di ricezione delle trasmissioni digitali terrestri anche attraverso l’ammodernamento della rete di distribuzione”.

Sviluppo DAB+

Parimenti, a seguito dell’adozione del Piano nazionale di assegnazione delle frequenze in banda III VHF per il servizio di radiodiffusione sonora in tecnica digitale DAB+ (dopo il completamento del processo di refarming della banda 700 MHz), la RAI “dovrà sviluppare la rete di trasmissione per la diffusione dei canali radiofonici e di pubblica utilità su tutto il territorio nazionale“.

RaiPlay

Inoltre, le infrastrutture necessarie a garantire sull’intero territorio nazionale la fruizione omogenea, e con adeguati livelli di qualità, delle piattaforme RaiPlay e RaiPlay Sound “dovranno essere realizzate entro il quinquennio di vigenza del contratto di servizio. Ai fini dello sviluppo di tali piattaforme, la RAI, qualora decida di far ricorso a tecniche di data analytics, dovrà comunque, nel quadro della normativa vigente, utilizzare algoritmi che favoriscano le più ampie facoltà di scelta dell’utente”.

Il Web

La RAI deve utilizzare le risorse economiche e professionali di cui dispone per presidiare il mondo del web, “supportando, anche in tale ambiente, l’indipendenza e il pluralismo. Obiettivo del servizio pubblico deve essere quello di assumere nella rete il ruolo e l’autorevolezza di cui gode nel settore radiotelevisivo. La Rai deve, a tal fine, contrastare le strategie di disinformazione e i discorsi d’odio anche investendo nel controllo delle fonti”.

Innovazione, soprattutto per il pubblico più giovane

Nel periodo di vigenza del contratto di servizio, la Rai “dovrà consolidare il radicamento culturale e territoriale e rafforzare l’impegno per sviluppare un’offerta editoriale di alta qualità. L’offerta editoriale dovrà evidenziare la cifra distintiva del servizio pubblico e confermarne la leadership negli ascolti. Grande impegno dovrà essere dedicato alla ricerca di linguaggi nuovi, anche al fine di attrarre il pubblico più giovane.

Opere cinematografiche, fiction e documentari, attraverso nuovi strumenti, come i podcast

La produzione di opere cinematografiche, fiction e documentari deve contribuire a rafforzare l’identità nazionale ed europea. In tale ottica, la RAI “dovrà stimolare e sviluppare l’industria italiana del settore, guidandone il rinnovamento anche professionale, riservando attenzione a opere di giovani autori, sostenendo i nuovi strumenti (come i podcast) e l’interesse per generi tradizionali (come i documentari)”. Maggiori approfondimenti sono disponibili qui. (E.G. per NL)

 

 

 

 

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