L’assestamento del comparto televisivo locale dopo lo switch-off del nord Italia sta producendo effetti impensati.
Come un’inconsueta alleanza tra soggetti che, pur operando nello stesso ambito (quello televisivo), si sono fino ad ora raramente incrociati. La necessità di sfruttare appieno la capacità trasmissiva riempiendo con sei programmi originali i mux, per evitare la riduzione dell’assegnazione a seguito delle nuove regole che saranno dettate in ossequio alla legge di Stabilità, unitamente all’assenza di fornitori di servizi media audiovisivi indipendenti vogliosi di farsi veicolare sul DTT, ha stimolato alcuni lungimiranti editori tradizionali ad approfondire la conoscenza del sottobosco tanto fertile quanto sconosciuto delle web tv. A ben analizzare, la produzione di alcune tv domiciliate su internet è infatti immensa e non raramente di qualità tecnica ed editoriale superiore a quella di tv locali blasonate (cfr. l’indagine che sta conducendo questo periodico). E consentirebbe, senza problemi, di riempire con programmi di sicura appetibilità (anche commerciale) multiplexer che oggi appaiono scoli di duplicazioni editoriali o di televendite a bassissima redditività. Dall’altra parte, cioè quella della web tv, la possibilità di diffondere anche via etere i propri migliori programmi, magari barterizzati, è vista come una prospettiva allettante. Ne riparleremo presto.