La disgraziata risoluzione del Governo Berlusconi di strappare, con un blitz degno della più bassa scienza politica, alle radio e tv locali un’essenziale contribuzione dà la misura di quanto sia alla deriva la maggioranza, ormai incapace di ragionare sugli effetti di decisioni pasticciate e schizofreniche.
E la cosa più ridicola è che i prodotti deleteri di tali azioni non sono da stimare tanto in relazione agli interessi del Paese (su questo ormai non ci contiamo, visti i risultati delle recenti manovre), quanto all’immagine stessa del governo. A parte le incomprensibili ragioni economiche del gesto (dalla cancellazione dei contributi consegue un risparmio statale ridicolo, a fronte di un danno economico enorme per un settore delicatissimo come quello dell’informazione radiotelevisiva), proprio non si comprende come Berlusconi & C. abbiano potuto scivolare su una buccia di banana tanto manifesta, e per di più sotto elezioni. Noi non siamo tra quelli persuasi che questa operazione sia diretta a rafforzare la posizione delle aziende radiotelevisive del premier: solo una mente inferiore potrebbe pensare di colorare un disegno simile in un momento grigio come questo, considerate le funeste conseguenze che essa sta recando al malridotto esecutivo. No, più semplicemente, propendiamo per l’ultimo atto inconsulto di un governo allo sbando, che da tempo non sa più quello che combina e che sopravvive solo perché l’opposizione è messa ancor peggio.