Dove sono finiti i dati d’ascolto della nuova indagine radiofonica del Tavolo Editori Radiofonici (TER)?
Attesi da ben oltre un mese, non sono stati pubblicati, né risulta arrivata una giustificazione sul ritardo. In compenso circolano molte voci sulle possibili motivazioni dell’indugio: alcune fantasiose, altre (come sempre) cospiratorie e qualcuna che potrebbe pure avere un qualche fondamento di natura procedural-statistico vista la successione nella rilevazione (precedentemente condotta da Eurisko per Radio Monitor, a sua volta subentrata ad Audiradio).
Qualunque sia la spiegazione del rimando, la situazione è sintomatica della necessità di mettere mano ad un sistema che ormai appare anacronistico rispetto alla raggiunta maturità del medium ed – ovviamente e soprattutto – agli sviluppi del mercato pubblicitario e mediatico in generale.
Già abbiamo stigmatizzato su queste pagine l’utilizzo di un metodo arcaico come il telefonico CATI nell’era della profilazione assoluta, tanto più che l’adozione del meter sarebbe immediatamente attuabile senza effetti collaterali, salva una possibile svalutazione dei dati delle top radio a fronte di un innalzamento dei valori delle emittenti minori, stante la neutralizzazione del controverso effetto “notorietà del marchio”.
Sull’intera metodologia ha poi sollevato perplessità (per usare un eufemismo) la stessa Agcom, che con ogni probabilità riprenderà il tema a breve, ove l’indifferenza verso le proprie censure persistesse.
Terza ragione d’intervento: non pare certamente accettabile uno scollamento temporale di diversi mesi tra il momento della rilevazione e quello della pubblicazione del dato, circostanza che comporta l’applicazione in ritardo di correttivi o la sottovalutazione di trend positivi che l’emittente potrebbe invece cavalcare e massimizzare ove ne avesse consapevolezza.
Torneremo presto sull’argomento.