L’innovazione cambia anche le esigenze e le richieste dei piccoli: sono finiti i tempi del voglio anch’io… la bicicletta, i pattini, e il nuovo videogioco.
Ora i bambini compresi tra i 9 e gli 11 anni vogliono l’account di Facebook trovando, troppo spesso, genitori che li assecondano fino a giungere a falsare la data di nascita richiesta per l’iscrizione. Da sempre il possesso collettivo sembra legittimare il possesso individuale: oggi succede così con l’account di Facebook. Prima Media e tanta voglia di comunicare: non male come presupposti per la crescita, se non fosse che il luogo di incontro è sempre meno il parchetto sotto casa o l’oratorio e sempre più il terreno insidioso del web. Prima con Messanger, poi con My Space e ora con Facebook: i genitori si guardano attorno e la “normalità” anestetizza il loro buon senso, sempre più lontano dai “NO” categorici o riflessivi, che sono da sempre a fondamento di un percorso di formazione sano per preparasi ad una vita che, da adulti, non concederà purtroppo sconti. Ecco come ragazzini, o meglio bambini, costruiscono il loro profilo, ovviamente per giocare: i bambini giocano con la rete ma la rete non gioca con loro. È questo semplice assunto che fatica a rimanere nell’educazione attuale: ci sono strumenti oggi che se non utilizzati in modo intelligente e responsabile possono essere insani per la protezione dei minori e per il loro sviluppo sociale. I cellulari sono giustificati dai genitori per poter rintracciare i figli e proteggerli, ma il social network? Forse per aiutarli a stringere amicizie? Le amicizie a questa età non nascono e non crescono attraverso finestre virtuali: è fondamentale il gioco, lo sport, il confronto e la comunicazione verbale e non. E allora non esitiamo a portare i nostri figli una volta in più al parco o a casa del compagno di banco, conserviamo il “No”, anche se a volte può pesarci, convinti come siamo di dover risarcire ai nostri figli qualcosa che pensiamo di aver loro tolto (dimenticando che, in fondo, anche i nostri genitori ci hanno tolto del tempo per non farci mancare nulla). E allora Facebook è l’ennesimo "sì" per tacitare una coscienza che si riflette in qualsivoglia richiesta del figlio. Un "Sì" che lo appaga formalmente, tenendolo silenziosamente chiuso in camera, anziché farlo correre nei campi del mondo reale, dove una spiga di grano che ti punge la gamba non potrà mai trovare un equivalente in un’immagine ad alta definizione. Al di là delle ipotesi più o meno verosimili in merito all’ardua impresa del genitore, spiando in sordina i movimenti dei tween (magari con l’ausilio di quella stessa tecnologia che ce lo allontana), è palese come la fine della scuola alimenti la corsa al social network, “mostro” da 700 milioni di utenti: la prospettiva di passare alle medie e di perdere i compagni delle elementari fa scattare il desiderio di iscriversi per rimanere in contatto con tutti. La realtà è che un numero sempre maggiore di preadolescenti apatici e pallidi, ma già in grado di condizionare i consumi, cresciuti come sono a nutella e tecnologia, si muove nel web con la praticità dell’internauta incallito, tanto da far sentire i genitori impreparati, estranei o anche solo disarmati. “A quale età ritiene che un ragazzo possa accedere a Facebook?” Alla domanda, posta da un sondaggio effettuato nel 2010 dall’istituto Ipsos per conto di Web-Media Group su un campione di 552 donne che utilizzavano Internet quotidianamente, il 74% delle intervistate ha risposto: “A partire dai 15 anni”. Un conservatorismo di facciata ben lontano dalla realtà come dimostra la ricerca eseguita da Calipso che ha indagato un campione di 35.000 giovani di età compresa tra gli 11 e i 17 anni. "In Francia l’età di accesso a questo tipo di reti si colloca tra i 10 e gli 11 anni” scrive Le Monde. Nel giugno 2010 il 55% dei ragazzi tra gli 11 e i 13 anni possedeva già un profilo, contro il 35% del 2009. “I giovani cercano i propri punti di riferimento tra chi ha qualche anno più di loro, non tra gli adulti” afferma lo psicoanalista Serge Tisseron. “Se i 13-14enni sono su Facebook allora quelli che ne hanno 10 o 11 non vogliono sentirsi da meno”. È una continua corsa al possesso di ciò che appartiene al domani: allora si soddisfano i capricci, si placano le differenze e si appagano desideri pressoché ingiustificati. Se il genitore, quindi, non è in grado di vietare l’uso del social network, o quanto meno posticiparlo, si consiglia di educare il figlio alla rete. Come si insegna il contatto personale, si dovrà insegnerà anche a misurare l’interazione virtuale, non dimenticando di sottolineare una piccola differenza ai bambini: gli “amici” secondo la definizione di Mark Zuckeberg non sono propri quelli con cui si gioca a calcetto dopo la scuola. Perché dietro ad un bambino di 8 anni all’oratorio, c’è un bambino un 8 anni. Dietro un profilo su FB, invece, ci può essere qualsiasi cosa. (C.S. e M.L. per NL)