Il novembre scorso Repubblica.it ha pubblicato un resoconto delle truffe e dei furti d’identità subiti dagli italiani nel corso del 2006. Dovendo considerare 206 giorni il tempo medio per scoprire la frode e l’eventuale truffatore, non è ancora possibile certificare le perdite subite nel corso del 2007, ma i dati dell’anno precedente sono di per sé sufficienti a individuare l’entità del problema: 17 mila casi, per un totale di 80 milioni di euro rubati e un aumento annuale del fenomeno – rispetto al 2005 – del 55%. Sono da considerare, naturalmente, i progressi tecnologici fatti che, nonostante siano studiati (e continuino a ricercare metodi) per garantire la completa sicurezza degli acquirenti negli ambienti online, mostrano ancora falle in grado di trasformare la somma di ogni piccolo furto in un vero e proprio disastro tecnologico. Viene spontaneo riflettere su quale possa essere l’entità del problema in altri paesi occidentali, presumibilmente nel mirino dei pirati informatici quanto il Belpaese. E’ noto, oltre che decisamente recente (si parla di Natale 2007), il caso di violazione di uno specifico sito di pornografia statunitense, attraverso il quale gli hacker impegnati nell’impresa avrebbero acquisito tutto ciò che c’era da sapere sugli utenti iscritti. La società al centro dell’accaduto è la Too Much Media Corp., che è stata costretta a recapitare migliaia di lettere in busta chiusa, sotto gli alberi di Natale, dichiarando il disdicevole disguido (quando si parla di “sorprese”…). Una mossa controversa ma indispensabile, che non avrà mancato di creare reazioni clamorose nelle famiglie interessate. Dall’altra parte dell’oceano, al contrario, ha fatto scalpore la scelta del diffidente Jeremy Clarkson, il celebre conduttore anglofono della Bbc di Top Gear, programma interamente dedicato alle automobili, che stanco delle dicerie in merito ai rischi sui furti d’identità, avrebbe osato sfidare pubblicamente gli hacker del Regno Unito. Così Clarkson ha fatto pubblicare, in un articolo del quotidiano The Sun, le coordinate del suo conto corrente, nella speranza di dimostrare insensata l’isteria della stampa inglese in materia di frode via internet. Sfortunatamente, pochi giorno dopo, il noto presentatore avrebbe visto sparire 500 sterline (670 euro circa) dal suo conto a favore dell’ente di beneficenza Diabetes UK. E dopo aver avvisato la banca per tentare di correggere il movimento involontario dei suoi risparmi si sarebbe sentito rispondere: “la banca non può scoprire chi è stato a causa delle leggi sulla protezione dei dati personali”. Paradossale? (Marco Menoncello per NL)