(Apcom) – Pino Maniaci, il direttore di ‘Telejato’ piccola e coraggiosa emittente televisiva ‘antimafia’ di Partinico, è stato rinviato a giudizio per esercizio abusivo della professione di giornalista. La citazione diretta arriva dal pubblico ministero di Palermo Paoletta Caltabellotta: l’8 maggio prossimo si aprirà il processo davanti al giudice di Partinico. Maniaci, imprenditore edile che rilevò l’emittente nel 1999, e Telejato sono famosi per i servizi del tg e le vere e proprie ‘campagne’ contro ‘Cosa nostra’, senza dimenticare le stoccate alla gestione amministrativa, la questione ambientale, il degrado politico, speculazioni sul territorio. Negli anni l’emittente e Maniaci hanno ricevuto molteplici minacce e subito diversi attentati mafiosi: tra i più gravi c’è il pestaggio subito da Pino Maniaci nel gennaio 2008 ad opera del figlio di un boss mafioso, e a luglio dello stesso anno la sua auto, parcheggiata sotto la sede della tv, è stata incendiata. Non solo, Maniaci ha collezionato circa 200 querele, fioccate dall’imprenditrice Antonina Bertolino, titolare della distilleria omonima. Ora, con più condotte, reiteratamente, in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, è accusato di aver fatto il giornalista senza abilitazione dello Stato e relativo tesserino. "Sono massacrato dalla solidarietà", risponde così al telefono, con ironia e gentilezza il diretto interessato, Pino Maniaci, che spiega: "E’ un doppione, una notizia già vecchia, per questa accusa sono già stato processato e assolto il 10 luglio 2008 con formula piena ‘perché il fatto non sussiste’ dal giudice di Partinico – aggiunge leggendo le carte processuali – ‘quale direttore di un tg espressione di un movimento culturale e al di fuori da una vera e propria attività professionale’". Allora tutto nacque da una denuncia di Antonina Bertolino, titolare della distilleria, "perché non sapeva come fermarmi. La distilleria inquinava e ora, grazie anche ai servizi di Telejato è sotto sequestro" – spiega Maniaci, aggiungendo: "Ora la denuncia è "anonima, forse di arriva da un giornalista col tesserino". Ma fuor di celie, Maniaci è sereno: "Sono massacrato di solidarietà da mezzo mondo. E ho già il nuovo slogan, Giulietti di Artcolo 21 mi ha detto ‘Siamo tutti senza tesserino’". "Maniaci non ci ha mai chiesto l’iscrizione all’ordine – commenta Franco Nicastro, presidente dell’Ordine giornalisti Sicilia- ci sono delle norme, dove io non posso entrare nel merito. Anche se ho grande simpatia e ho sempre manifestato sostegno e appoggio alle sue battaglie, andando anche alla sede della tv quando ha ricevuto minacce. Sul resto non so altro. Ma vorrei capire, perché non l’ha chiesta la tessera da giornalista?" Girata la domanda a Maniaci, la risposta è cristallina: "Non ho mai preso il tesserino perché non ho mai avuto tempo". E poi – racconta – dopo il pestaggio, sono arrivati nella redazione del tg di Telejato i vertici nazionali del giornalismo: il segretario nazionale dell’Fnsi, Franco Siddi, il presidente dell’Ordine nazionale dei Giornalisti, Lorenzo Del Boca, il presidente dell’Unci Guido Columba. E "Columba mi ha onorato della tessera di cronista. Del resto non mi sono mai preoccupato del tesserino". E in ogni caso – precisa Maniaci – il direttore della tv locale è Riccardo Orioles, storico giornalista siciliano. "Ci auguriamo – afferma il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti – che si tratti di uno spiacevolissimo equivoco dal momento che quando lui fu aggredito e pestato dagli "amici degli amici" gli fu addirittura consegnata la tessera onoraria e fu indicato come un punto di riferimento per tanti cronisti italiani". "Siamo sicuri – prosegue Giulietti – che questo spiacevole, incomprensibile e anche un pò pericoloso equivoco sarà autorevolmente risolto. Anche perchè forse l’esercizio abusivo della professione non è svolto da Maniaci ma da chi, tesserino o non tesserino omette, fa finta di non vedere, nasconde le notizie o magari trova perfino il modo di pubblicare le lettere dei mafiosi condannati e sottoposti al 41bis. Non entriamo neanche nel merito del provvedimento qualunque sia la motivazione addotta. L’unica certezza è che sia stato applicato alla persona sbagliata nei tempi sbagliati e con le modalità sbagliate". "In ogni caso, per quel poco che vale, e per quanto ci riguarda, noi consegneremo nella giornata di oggi la tessera di Art.21 a lui e alla sua redazione". L’associazione Rita Atria che già in passato per solidarietà aveva promosso l’iniziativa ‘siamo tutti Maniaci’ gli ha arrivare un messaggio che con triste ironia recita: ‘Pino, la storia insegna, fatti ammazzare così te la danno la tesserina’. Intanto "l’8 maggio mi ripresento a processo e ci facciamo 4 risate".