È un’impresa ardua, per giornalisti della nostra generazione, raccontare chi fosse Igor Man. Egli era uno da libri di storia, uno che con la storia ci andava a prendere caffè insieme. Aveva intervistato Kennedy e Krushev, Araft e Peres, aveva intervistato persino “Che” Guevara.
Che, in confidenza, gli aveva detto di non essersi mai posto il problema se Dio esistesse o meno, “però se veramente esiste mi auguro che nel suo cuore ci sia un posto per il comandante Che”. Oggi erano in pochi a ricordarsi di questa figura così fine e schiva, che amava tenersi ai margini. Eppure il mestiere poteva insegnarlo a chiunque. Classe 1922, esperto di politica estera e storia delle religioni, recitano gli almanacchi. Copiosa la sua produzione saggistica, aveva giurato fedeltà a “La Stampa”, fin dal 1963. Siccome parlare di Igor Man per chi non ha vissuto nel suo tempo è impresa assai complessa, lasciamo spazio a parte dei commenti che in questi tre giorni si sono susseguiti numerosi, a cominciare da Franco Siddi. “Era il testimone di un secolo – ha detto il presidente della Fnsi -, un giornalista di eccellenza, un grande inviato nella cronaca e nella storia di un mondo vissuto e conosciuto in profondità. I fatti prima di tutto, raccontati con sapienza avendone prima penetrato tutti i risvolti, affinché chiunque potesse avere accesso vero anche alle vicende più complesse di geopolitica, di politica internazionale, di cronaca. Comprendeva subito come anche episodi che per taluni potevano apparire secondari fossero destinati a incidere profondamente nel corso della storia. Eppure è rimasto sempre radicato alle sue terre: la Sicilia di nascita, Torino di adozione, l’Italia. Oggi lo ricordiamo con ammirazione”. "Ha fortemente contribuito alla formazione di una ben informata e responsabile opinione pubblica sui grandi temi della politica internazionale e dell’evoluzione mondiale – ha chiosato Napolitano – Restano incancellabili nella mia memoria le occasioni di incontro che, in modo particolare negli ultimi anni, mi hanno permesso di cogliere la sempre straordinaria vitalità del suo pensiero e di constatare la profondità del nostro comune sentire”. Infine, il Presidente del Senato, Rentao Schifani, che ha ricordato: “Igor Man è stato una delle firme più prestigiose del giornalismo italiano degli ultimi decenni, uomo di profonda cultura, grande esperto del mondo, ci ha raccontato attraverso i suoi articoli i più importanti avvenimenti internazionali e, in particolare, ci ha avvicinato alla cultura araba e islamica di cui era fine conoscitore”. E per finire, una frase dello stesso Igor Man, in una riflessione sul mestiere di giornalista: “Il mestiere è facile, raccontare i fatti, la vita, la morte, ma oggi molti giornalisti sono impiegati della notizia”. Non aggiungiamo commenti. Igor Man si è spento a Roma lo scorso 18 dicembre. (Giuseppe Colucci per NL)