Riprendiamo due interessanti articoli degli amici di Radio Passioni
Mentre un piccolo gruppo di coraggiosi cerca di far quadrare i complicatissimi conti della radio digitale terrestre (vedi il caso delle radio DRM annunciate da tre anni a questa parte e ancora sostanzialmente irreperibili), zitta zitta l’industria di Internet sta arrivando a 200 all’ora dietro la curva. Cambridge Consultants presenterà al CES di Las Vegas, tra poche settimane, una piattaforma per la costruzione di Internet radio portatili da 15 dollari di costi di produzione. Un chip si occupa della “sintonia” IP e della decodifica dell’audio (una decina di formati supportati, tanto è tutto software ben sperimentato) e un altro chip pensa all’interfaccia Wi-Fi. E vorrei ben vedere, sono chip che ormai ti pagano per acquistare, tanto che tra un po’ ce li ritroviamo anche nel manico dell’ombrello.
Voi direte: eh, ma Wi-Fi mica ce l’hanno tutti. Aspettate di vedere quando esploderà il fenomeno Wi-Max (sono pronto a scommettere che sarà prima della disponibilità commerciale di grossi quantitativi di ricevitori DRM). Cari amici degli standard radiodigitali – non satellitari, perché quelli funzionano – pensateci, prima di farvi male.
Questioni spettrali: UE, ITU, generali e WiMax
Sembra quasi fatto apposta. Inaugurando Telecom World 2006, la conferenza della ITU a Hong Kong, la commissaria europea Viviane Reding, grande avversaria dei monopolisti, ha invitato esplicitamente a cambiare le regole in materia di politica di gestione delle risorse spettrali. Questo succedeva l’altro ieri, 4 dicembre. Il 5 dicembre (sicuramente una coincidenza, per una volta fortunata) il ministero della Difesa annunciava la creazione di un tavolo di discussione con Paolo Gentiloni per risolvere la faccenda dei 3,5 GHz. Una delle tre bande di frequenze previste per il sistema wireless WiMax (insieme ai 2,5 e ai 5,8 GHz) in Italia è occupata dai radar dei militari. Sono andato a studiarmi la documentazione ITU sull’evento asiatico e ho trovato molte cose interessanti per noi. Nel mediakit c’è una bella pagina di background – intitolata, nostalgicamente, Radio Days – sulle attività del Radiocommunications Bureau, il “guardiano” delle ITU Radio Regulations e sul suo confratello “Master International Frequency Register”, il librone delle frequenze assegnate: quasi 1,3 milioni di frequenze terrestri, 390mila frequenze su 400 reti satellitari e 50mila assegnate a 3.700 stazioni satellitari terrestri. Dallo stesso sito è possibile inoltre prelevare l’ottavo volume della serie ITU Internet Report, intitolato Digital.life, un rapporto di 135 pagine sui diversi aspetti della multimedialità e dei servizi basati su IP, dove evidentemente non mancano numerosi riferimenti alla radio e alla televisione digitale. Lo studio ricorda tra l’altro i lavori della Radio Conference europea (con la partecipazione dell’Iran) tenutasi a Ginevra nello scorso giugno 2006, dove l’ITU ha ufficialmente avviato la fase di completa digitalizzazione dei servizi broadcast nelle bande comprese tra i 174 e i 230 e tra 470 e 862 MHz.