Se n’è andato in sordina, lo scorso 4 luglio, dopo oltre vent’anni di malattia. Eppure l’ultimo articolo, dal titolo “E Visco non si dimette”, lo aveva scritto appena due giorni prima, pubblicato il 2 luglio sul suo blog, “Italia loro”, su “L’Espresso blog”. Aveva combattuto fino all’ultimo Claudio Rinaldi (foto), e fino all’ultimo aveva fatto il suo mestiere, il giornalista, con la maestria e lo spirito anticonformista, che in troppi hanno imitato, ma che pochi sono riusciti davvero ad emulare. Rinaldi aveva solo 61 anni e da oltre venti, dall’ormai lontano 1985, combatteva contro la sclerosi multipla, patologia neurodegenerativa del sistema nervoso centrale che, però, non gli aveva fatto perdere lo spirito battagliero d’un tempo. Maria Laura Rodotà, dalle colonne del “Corriere” ne parla come d’un maestro, sullo stile di “Pai Mei, il maestro d’arti marziali di Kill Bill. Solo molto più simpatico”. Rinaldi era stato una sorta d’ “enfant prodige” del giornalismo nostrano, direttore prima de “L’Europeo”, poi di “Panorama” e, dal 1991 al 1999, de “L’Espresso”. Negli anni al settimanale romano aveva portato avanti dure battaglie, dure prese di posizione, da Tangentopoli in poi, in molti erano passati sotto la sua scure. Una vigliacca malattia l’ha portato via a soli 61 anni, lasciano un vuoto significativo nel mondo dell’informazione di casa nostra. La redazione di Newsline coglie l’occasione per porgere le più sincere condoglianze alla famiglia, alla moglie Loredana e alla figlia Giulia. (Giuseppe Colucci per NL)