In un’intervista al “Times”, pubblicata interamente su MicroMega.net, il comico satirico, “forzatamente” lontano dai palcoscenici televisivi, dice la sua sulla deriva del nostro Paese. L’“editto bulgaro”, l’influenza berlusconiana sul mercato dell’informazione e non solo, l’affaire Silvio-Veronica-Noemi, la deriva dell’Italia ai tempi di Berlusconi. Intervistato dal “Times”, Daniele Luttazzi spazia su tutti i temi ai lui cari, legati all’attuale situazione politica italiana, ai rischi per la nostra democrazia derivati dall’incredibilmente alta concentrazione dei poteri nelle mani di pochi, fino alle sue esperienze personali, alle cause intentate (e a suo dire tutte perse) da Berlusconi nei suoi confronti, al confino televisivo. Lo scorso sabato il “Times” ha pubblicato un estratto da un’intervista a Luttazzi, dopo che alcuni giorni prima la giornalista Lucy Bannerman aveva fatto due chiacchiere con il comico “silurato”, cui aveva fatto seguito una lista di domande che la cronista inglese gli aveva inviato. Sulle risposte dell’ex conduttore di “Decameron”, la Bannerman aveva scritto il pezzo andato sul “Times” e riportato dal portale MicroMega.net che, in più, ha pubblicato in esclusiva il testo integrale dell’intervista. Luttazzi ha detto la sua sui soliti temi che accompagnano il duro cammino dell’Italia di Berlusconi e che all’estero forse hanno un’eco maggiore che in Italia, forse perché lì la stampa pare ancora indignarsi. Il quadro che l’ex conduttore di “Satirycon” traccia è inquietante: dalla politica ad personam all’ostracismo congiunto e lobbistico di destra e sinistra nei suoi confronti. Perché tutto è politica in Italia, tutto è destra e tutto è sinistra. Con la differenza che da una parte oggi c’è qualcuno con un potere mediatico (Internet a parte) praticamente illimitato. Alla giornalista che gli chiede quali siano le analogie tra l’Italia di oggi e quella del ventennio, Luttazzi risponde citando l’Agenzia Stefani, l’informazione monocorde ed i giornalisti al confino. Oggi, piuttosto che al confino nel senso letterale del termine, i “dissidenti” alla Luttazzi vengono mandati al “confino mediatico”, viene impedito loro di andare in onda oppure, semplicemente, viene loro messo alle calcagna una sorta di cane da guardia che lo contraddica su ogni punto. Ma il controllo della vita pubblica non si limiterebbe al controllo sull’informazione televisiva e sui giornali, perché l’influenza politica, sostiene, “si estende su ogni settore della vita italiana. È un potere di ricatto enorme”. Ecco, allora, le aziende che non investono negli spazi pubblicitari del “Manifesto”, ad esempio. L’intervista prosegue, saltellando tra vicende personali, (i processi per diffamazione intentati contro di lui da Berlusconi in persona, Forza Italia, Mediaset e Fininvest – pare tutti vinti da Luttazzi nel 2005 – per un totale di 20 milioni di euro, fino al secondo allontanamento, quello da La7) e vicende dell’Italia degli ultimi quindici anni, dalla legge del 1957 che vietava ai titolari di concessioni pubbliche di entrare in politica, fino all’ultimo caso della festa di compleanno cui Berlusconi ha preso parte “a sorpresa” e che avrebbe spinto la moglie a lasciarlo in pubblica piazza. Il trattamento che i media hanno riservato alla vicenda, sostiene ancora Luttazzi, sarebbe stato efficace e meccanico: “in 24 ore la risposta berlusconiana è stata massiccia e su tutti i fronti possibili. E´ andato a Rai1 nel programma notturno "Porta a porta" di Bruno Vespa, dove ha raccontato la sua versione senza il minimo contraddittorio, accusando la moglie, e approfittando dell´occasione per fare uno spot pubblicitario sulle iniziative del governo in materia di aiuto ai terremotati dell´Aquila. Nessun giornalista presente (neppure il direttore del Corriere della Sera!) ha ricordato che dei 12 miliardi di aiuti promessi da Berlusconi, il governo ne ha stanziati in realtà solo 4. E nell´arco di 24 anni!”. “Sua moglie – prosegue ancora Luttazzi – è stata zittita e schernita ("Libero", editoriale del direttore Feltri). La propaganda dell´Agenzia Stefani funziona e Berlusconi ne è un maestro”. Ma un barlume di speranza, per il futuro dell’Italia, sarebbe forse possibile intravederlo? No. Sempre secondo Luttazzi. “Il danno è già stato fatto. Siamo un Paese non pienamente libero. Gli italiani hanno disimparato che come cittadini hanno dei diritti e dei doveri. E occorreranno decenni perché gli italiani imparino di nuovo a rispettare le leggi”. E forse qualche esempio migliore. (Giuseppe Colucci per NL)