“I figli di buona donna che allignano nei bassifondi della Repubblica mediatica saranno tentati di strumentalizzare questo post (“LUTTAZZI CONTRO GRILLO”) per dare addosso in modo becero a Beppe, come hanno già fatto inventandosi l’insulto a Marco Biagi durante il V-day. L’alternativa è che me ne stia zitto per evitare l’ennesimo circo: ma dovete ammettere che il tema è troppo interessante; e tacere sarebbe, in fondo, come subire il ricatto dei figli di buona donna. Ho aspettato tre giorni, così almeno ho evitato il rendez-vous immediato (l’informazione all’italiana prevede infatti: giorno uno, la notizia; giorno due, la polemica; giorno tre, i commenti sulla polemica; giorno quattro: parlare d’altro. E invece eccomi qua. )”.Questo è l’incipit del post incriminato, pubblicato da Daniele Luttazzi (foto) sul suo blog personale, www.danieleluttazzi.it, nel quale, secondo la stampa italiana, il comico silurato dalla tv “attacca” il collega. In realtà, più che un attacco si tratta di una tiratina d’orecchie tra amici.
Certa stampa ha fatto leva su una sorta di “precedente”: lo scorso anno, alla vigilia di uno spettacolo di Luttazzi a Padova, i rappresentanti del Meet up della città riempirono il palasport dove si teneva lo show di volantini con la scritta “Onorevoli wanted”, anticamera di quello che sarebbe stato, a distanza di un anno, uno dei punti cardine del “programma-Grillo”. Luttazzi ordinò alla security di farli rimuovere, perché a suo dire davano un’impressione estremamente demagogica, della serie “gli amici di Grillo puri e buoni contro i nemici cattivi”. Ognuno porta avanti le sue battaglie.
Non v’è dubbio, comunque, che nel post di Luttazzi vi fossero molti elementi screditanti nei confronti della battaglia di Grillo, a cominciare proprio dal “cosa” ed il “come” della proposta di legge popolare. In sostanza, Luttazzi non condivide nessuno dei tre punti di “Parlamento pulito” (questo è il “cosa”), sottolineandone, in alcuni frangenti, la “demagogia populista”, al pari di ciò che hanno detto tanti politici. In questo caso, però, la “bacchettata” pare più una forma d’ammonimento fraterno che un mero tentativo di screditare Grillo agli occhi dell’opinione pubblica.
Oltre al “cosa”, comunque, il comico critica anche il “come” del messaggio di Grillo, partendo da quello che egli ritiene un difetto di base: una “discesa in campo” dimezzata, il suo voler “ergersi a leader di un movimento politico volendo continuare a fare satira”. Aut aut, secondo Luttazzi. In realtà, come più volte ha sottolineato, Beppe Grillo non intende in nessun modo fondare un partito politico (“io sono contro i partiti!”), ma farsi portavoce, “detonatore”, d’un movimento culturale, condivisibile o meno, che parta dal basso, movimento dal quale Luttazzi sottolinea di volersi tener fuori. Per chi sperava, quindi, che uno dei “silurati” eccellenti della televisione italiana, andasse ad unirsi al “fronte-Grillo”, le attese sono state deluse. Daniele Luttazzi preferisce tenersi ancorato alla sua satira, perché “la satira” – dice – “è contro il potere. Contro ogni potere, anche quello della satira. La logica del potere è il numero. Uno smette di fare satira quando si fa forte del numero di chi lo segue”. Ognuno, si diceva, porta avanti le sue battaglie. (Giuseppe Colucci per NL)