L’uomo ombra di Franceschini si chiama Piero Martino

Aveva iniziato così anche Dario Franceschini, da portavoce, da numero due, da uomo ombra di Walter Veltroni. E guardatelo, oggi, dov’è: segretario di quello che, crisi ed ironie a parte, resta saldamente il secondo partito d’Italia, l’unico in grado, in questo sistema politico, di tener testa alla cricca berlusconiana, a parlare di futuro, con l’ambizione, il prossimo ottobre (in occasione del congresso del Pd, in cui si deciderà chi sarà il prossimo segretario), di essere eletto segretario per davvero, smettendo, così, di sentirsi un mero traghettatore. Ci metterebbe la firma anche Piero Martino, quarantacinquenne, romano, da sempre uomo ombra dell’attuale segretario del Partito Democratico, ed attuale portavoce. Piero Martino ha vissuto una vita, in politica, nell’ombra prima di Franco Marini, di cui è stato portavoce dal 1997 al 1999, all’epoca del Ppi, e poi di Dario Franceschini, di cui ha seguito la vita politica, dai tempi della Democrazia Cristiana, fino al passaggio, appunto, con Marini, all’adesione alla Margherita e, ora, al Pd. Giornalista dal 1989, e per questo motivo molto cauto, e quindi non particolarmente amato, nei confronti della stampa, Martino non completò gli studi in Economia e commercio, per dedicarsi anima e corpo alla politica e al giornalismo, campi che per lui sono stati particolarmente interconnessi. Basti guardare, infatti, i quotidiani sui quali ha scritto, per rendersene conto. Da sempre interconnesso col mondo cattolico progressista, Martino è stato prima caporedattore del “Popolo” e poi di “Europa”, giornale della Margherita, prima d’essere arruolato da Rutelli per la fallimentare campagna d’Italia del 2001. Non è tanto amato dai giornalisti, si diceva. In un’intervista recente a Prima Comunicazione, ha sottolineato in proposito: “Ma non dico mai bugie, magari non parlo però non depisto”. Lo scorso anno, da capo ufficio stampa del Pd, era stato candidato, un po’ incautamente, in Sicilia, con il risultato della mancata elezione. Oggi, ad un anno di distanza, e con le gerarchie del partito rovesciate, segue Franceschini come un cane da guardia. Sia mai venisse eletto ad ottobre, per Martino sarebbe un bel salto di qualità. (G.M. per NL)

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