Eletto deputato, gli erano stati promessi posti da ministro, sottosegretario, persino un posto nella commissione di vigilanza Rai, ed invece è finito alla commissione Trasporti.
La sfortuna di chiamarsi Barbareschi. Volto noto della tv, attore di cinema e di teatro, ex socialista ed amico di Gianfranco Fini, Luca Barbareschi era giunto in Parlamento, alla Camera dei Deputati, lo scorso maggio, tra chi storceva il naso per il suo passato da volto televisivo e chi, invece, per la sua fama di “rompiscatole”. La sua naturale propensione per la cultura, vista la, anzi le, professioni svolte, aveva fatto sì che il suo nome venisse associato immediatamente al ministero per i Beni Culturali. Ed, in effetti, un mezzo accordo col governo in merito c’era. Berlusconiano convinto, ma anche dedito alla salvaguardia di un bene così in disuso in Italia, sarebbe stato probabilmente il naturale designato per quel posto. E invece no. Declassato a possibile sottosegretario, alla fine pareva certo che la Commissione Cultura della Camera sarebbe stato lui a presiederla. E invece no. Allora, eccolo lì in lizza per un posto di rilievo all’interno della Commissione di Vigilanza della Rai, qualcuno parlava anche di un posto da Presidente: se proprio le nomine in Rai devono essere politiche, almeno ci mettano qualcuno che con la televisione ha una dimestichezza ben maggiore dei soliti burocrati. E invece no, anche in questo caso il governo aveva fatto marcia indietro, spingendo persino il buon Marco Pannella ad annunciare un imminente sciopero della sete in merito alla questione. Insomma, in tanti avevano preso a cuore le sorti di Barbareschi, che intanto continuava a fare il suo lavoro in Parlamento, a rappresentare la maggioranza nelle trasmissioni tv e a litigare, con tutti, anche con Sandro Bondi. Il tutto portando avanti il suo “compitino” di vice presidente della commissione Trasporti, non proprio il suo campo, nonostante la sua esperienza nel campo delle telecomunicazioni. Ma non è proprio la stessa cosa. Insomma, con la cultura niente a che fare. E pensare che prima di sedere in Parlamento avrebbe anche accettato il posto di assessore alla Cultura del comune di Roma, posto per cui il futuro candidato sindaco Gianni Alemanno lo aveva indicato. Ora, dice il deputato, Alemanno non gli risponde neanche più al telefono. Povero Barbareschi. (G.M. per NL)