La crisi economica mondiale ha aumentato esponenzialmente la disoccupazione e l’utilizzo dello strumento della cassa integrazione ordinaria e straordinaria fino a raggiungere livelli allarmanti.
Tuttavia le misure protettive possono consistere anche in soluzioni diverse dagli ammortizzatori passivi, spesso a carico della collettività. Una soluzione valida può essere, ad esempio, l’outplacement (o ricollocamento), uno strumento che potrebbe avere degli sviluppi rilevanti in un prossimo futuro, a patto di farlo conoscere meglio e di spingere soprattutto le aziende ad adottarlo. Gli effetti potrebbero essere positivi per tutti gli attori coinvolti: lavoratori, imprenditori, sindacati e politici. Serve, però, un cambio di mentalità e una nuova cultura del lavoro. Oltre a una nuova etica. Il posto fisso gradualmente non esisterà quasi più. E ci saranno invece sempre più persone in grado di offrire la propria professionalità e le proprie competenze a diversi committenti. L’outplacement sarebbe lo strumento ideale per accompagnare i dipendenti in esubero verso il mercato del lavoro. Il primo muro da abbattere, tuttavia, è costituito proprio dalle resistenze di chi non ha più stimoli e voglia di cambiare. L’argomento è affrontato con competenza e linearità dal giornalista Maurizio Carucci ne "L’outplacement, cambiare per ricominciare", edito da Franco Angeli (www.francoangeli.it) e in vendita ad euro 12,50.