Nel piccolo Borgo spagnolo di Los Villares, vicino a Granada, la maggior parte dei residenti ha scelto il “no” alla telefonia mobile. Così si è concluso il referendum che proponeva l’installazione di un ripetitore per “dare campo” ad una delle cittadine al mondo rimaste senza. Per la verità, i contrari hanno vinto di un solo voto, ma è stato sufficiente a fermare le proposte di Telefonica, il gestore di telefonia mobile spagnolo, interessato al posizionamento dell’antenna. La sua offerta era quella di pagare 14 mila euro l’anno per affittare il fondo necessario alla costruzione del ripetitore; i 128 abitanti, per lo più contadini ultrasessantenni, hanno rifiutato, considerando sufficiente la comunicazione telefonica su rete fissa. Così Los Villares è rimasto uno dei posti nel mondo occidentale che può vantare, non solo una cabina telefonica funzionante, ma anche la coda di fronte alla stessa, per chiamate urbane e interurbane.
Il paesino spagnolo non è ovviamente l’unico esempio di comunità volutamente non raggiungibile dalla telefonia mobile. In Canada, esattamente a Slocan Valley, sono stati presi provvedimenti simili per ragioni turistiche. L’obiettivo è quello di offrire vacanze prive di eventuale inquinamento acustico.
Nonostante il cellulare sia considerato uno strumento lavorativamente necessario, l’esempio spagnolo risulta indubbiamente utile per capire quanto, nella vita privata, l’utilizzo dell’apparecchio mobile possa essere superfluo. A ricordarcelo è Luciano De Crescenzo che, intervistato da Elisabetta Rosaspina per il Corriere della Sera, offre uno spunto di riflessione divertente: lo scrittore proporrebbe di estendere, a tutto il territorio italiano, una legge che limiti le conversazioni telefoniche al cellulare a 30 secondi. E non tanto per salvaguardare chi effettua chiamate, piuttosto per chi è obbligato a sopportare le telefonate altrui, subendo continue distrazioni.(M.M.)