Undici figli in due, cinque mogli e tre divorzi. I due grandi magnati dell’emittenza mondiale, Rupert Murdoch e Silvio Berlusconi (nella foto, coi figli maggiori), data la non più giovanissima età, stanno iniziando a pensare allo spinoso quanto intricato problema della successione. Già, poiché l’articolata composizione dei loro nuclei familiari lascia presagire una non facile risoluzione di questo problema. Murdoch ha avuto tre mogli, che gli hanno dato sei figli (Prudence, 47 anni, dalla prima moglie; Elisabeth, 38, Lachlan, 35 e James, 34, dalla seconda; Grace, 5, e Chole, 3, dall’ultima), mentre Berlusconi ne ha avute “solo” due, con relativi cinque pargoli a carico (Marina, 40 anni, e Pier Silvio, 38, avuti da Carla Dell’Olio ed Eleonora, 22, Barbara, 20 e Luigi, 18, da Veronica Lario). Ovviamente, quando i due decideranno di abdicare, i loro imperi dovranno passare nelle mani dei loro discendenti e questo passaggio sarà molto delicato. L’ex moglie di Murdoch, sua compagna per trent’anni, dopo il divorzio non ha infatti chiesto nemmeno un centesimo all’ex marito come “liquidazione”, strappandogli, però, un accordo in base al quale ai primi quattro figli dello “squalo” (tre suoi e una della prima moglie) spetterà il diritto di voto nel CdA del trust che controlla il 30,1% di News Corp (la società che, praticamente, possiede il controllo di un numero impressionanti di importanti organi di informazione mondiali, media e quant’altro: da Fox News, Sky e BskyB, fino al “New York Post” e al “Sun”). Ma Wendi Deng, l’avvenente e giovane ultima moglie del magnate non ci sta, e vorrebbe un trattamento migliore riservato ai propri figli, per il momento ancora molto piccoli (3 e 5 anni). Al momento, solo James, il terzogenito di Anna Torv (la seconda moglie) lavora per il gruppo, essendo a capo di BskyB nel Regno Unito, mentre gli altri non si occupano di nessuna attività di proprietà del padre. La situazione familiare di Berlusconi è piuttosto differente: i due figli maggiori, avuti dal primo matrimonio, sono già parte integrante dell’azienda di famiglia: sia Barbara che Pier Silvio sono a capo di due società della holding Fininvest, mentre i tre figli minori ne posseggono una in comune (non male per tre ragazzini intorno ai vent’anni, anno più, anno meno). In merito alle due intricate vicende familiari, il professor Guido Corbetta, titolare della cattedra Aidaf-Alberto Falk sulle imprese familiari all’Università Bocconi di Milano, afferma sulla pagine del Corsera come sia fondamentale “la qualità della relazione tra i figli, perché anche se qualcuno di loro non entra nella gestione, sono però persone destinate ad essere tutti azionisti”. In qualsiasi caso, qualunque fetta della torta spetti a ciascuno degli undici “fortunati”, non sarà certo una fetta misera. (L.B. per NL)