Si è conclusa la gara per l’assegnazione delle frequenze a 1,5 GHz (banda L) per il potenziamento dell’accesso al web in mobilità. A fronte di due domande pervenute, lo Stato ha incassato 462 mln di euro.
In sostanziale coincidenza, l’Agcom ha definito i bacini di servizio per la radio digitale e ne ha esteso la pianificazione già avviata su alcune regioni. E, come galline in un pollaio, le radio locali hanno iniziato a starnazzare, stimolate da temerarie associazioni di categoria che, visibilmente, non si rendono conto di essere sul ciglio del baratro in cui sono precipitate le tv locali. All’evidenza, non è servita la tragedia della immonda gestione della migrazione al DTT attuata dal Ministero dello Sviluppo Economico con l’irresponsabile avvallo di miopi (a ben pensare) sindacati, che ha spinto alla rovina il settore tv in un momento già difficilissimo di contrazione dei ricavi pubblicitari e di avvicendamento tecnologico. Incapaci di guardare oltre al becchime, le radio minori non realizzano che il Ministero, senza particolari remore giuridiche e politiche, sottrae in continuazione ampie risorse dello spettro elettromagnetico da destinare allo sviluppo della banda larga in mobilità (considerato bene di prima necessità prevalente rispetto ai media radio e tv). Scappa davanti agli occhi di imbesuiti ed immiseriti editori che le frequenze che usciranno dalla tramoggia, saranno gli scartini delle risorse utili all’incremento delle connessioni in mobilità (la cui polpa frequenziale finirà sempre e comunque ai facoltosi provider telefonici). S’affannano per un tozzo di frequenza, che non consentirà comunque di sviluppare un progetto industriale digitale, incoscienti del rischio di contagio della peste che ha ammorbato le tv, che non conoscono più pace e stabilità, tra assegnazioni di diritti d’uso ventennali riviste dopo qualche mese, graduatorie in continua revisione e costi immani per l’adeguamento alle mutazioni frequenziali. Come urobori che si mangiano la coda, non comprendono che l’espansione dell’internet mobile reca seco il consolidamento dell’unica radio digitale possibile e che il target cui puntare, semmai, è l’appetibilità e la distinguibilità dei contenuti.