Confronto a distanza tra Tom Mockridge, a.d. di News Corp. Stations Europe (società del gruppo News Corp, cui fa riferimento anche Sky Italia), pretendente content provider di Cielo e Paolo Romani, viceministro allo Sviluppo Economico.
Argomento del contendere, la solita autorizzazione alla società di Murdoch a fornire i contenuti al vettore Rete A del gruppo L’Espresso, richiesta il 2 novembre. Come ormai noto, era accaduto che, ricevuta l’istanza, il dipartimento di Romani aveva chiesto all’UE di conoscere se l’impegno di News Corp. (assunto nel 2003, in occasione della fusione tra Stream e Telepiù) a rimanere fuori da altre piattaforme fino alla fine del 2011, ricomprendesse anche l’attività di content provider DTT. Ma Murdoch aveva valutato evidentemente bene il quadro giuridico, visto che Bruxelles, ai primi di dicembre, dava il proprio benestare. Saputolo, Mockridge vergava un nuovo sollecito a Romani, sapientemente pubblicizzandolo: “Lei ha detto chiaramente che, su questa pratica di autorizzazione, i suoi uffici attendevano soltanto la risposta da Bruxelles in merito all’interpretazione degli undertaking firmati da News Corporation in occasione della nascita di Sky Italia. Ci risulta, come confermato dal suo ufficio, che questa interpretazione sia giunta al Suo Ministero giovedi’ stesso, ovvero una settimana fa, e che la DG Competition abbia chiarito che gli undertaking non precludano a Sky Italia di operare sul DTT con un canale gratuito in chiaro, come sempre sostenuto dalla nostra azienda. Restiamo dunque in attesa di un vostro celere riscontro in merito a questa pratica”. Lesta giungeva la seccata replica di Romani, pure distribuita ai media: “In base anche al parere dell’Unione Europea, gli uffici del ministero procederanno, come previsto nei termini di legge, al rilascio dell’autorizzazione alla trasmissione del canale Cielo sul Digitale Terrestre”. Con una curiosa chiosa: “Mi spiace comunque dover sottolineare quanto reputi inappropriata la scelta di rendere pubblica una lettera inviata da Sky al Ministero nella quale, inoltre, si fa riferimento ai contenuti di una comunicazione istituzionale fra l’Unione Europea e questo ministero”. Ma su argomenti tanto delicati la pubblicità non dovrebbe essere la più vasta possibile?