In un’Europa ibrida in cui i concetti di identità e cittadinanza sono continuamente messi in discussione, è necessario collegare il tema della migrazione all’analisi dei media, sempre più socialmente pervasivi.
Dopo due decenni dalla prima pubblicazione di Modernity at Large, testo fondamentale per chi si occupa della cultura della globalizzazione, dove Arjun Appadurai, l’antropologo statunitense con origini indiane, smonta la logica degli stati nazionali descrivendo un pianeta attraversato da continui flussi migratori, gli attuali panorami politici, sociali e culturali sono notevolmente e radicalmente cambiati. Come evidenzia Filippo Baracchi, autore del testo, laureato in Comunicazione Multimediale presso l’università di Udine, studiare oggi i fenomeni di migrazione senza prendere in considerazione i media, risulterebbe un’operazione impossibile: altrettanto utopistico sarebbe pensare ai processi di integrazione sociale dei ‘nuovi cittadini’ senza tenere ben a mente le rappresentazioni e i consumi mediatici. Ecco allora spiegato l’obiettivo del testo che indaga e mette a confronto i palinsesti di due nazioni europee vicine geograficamente, ma con storie politiche molto differenti tra loro: ovvero la Germania e la nostra Italia. Baracchi, che da tempo si occupa concretamente di integrazione, intercultura e produzioni multimediali – per la pubblicazione del testo ha trascorso un periodo di ricerca nel prestigioso ZKM, Centro per l’Arte e la tecnologia Mediatica di Karlsruhe in Germania – ha operato la comparazione tra le programmazioni dei due palinsesti, analizzando la quantità e la qualità di prodotti mediatici televisivi implicati nell’argomento “immigrazione”. Durante la stesura del suo lavoro, l’autore ha preso spunto dalla lezione dei Cultural Studies britannici sugli usi sociali della televisione, sugli studi del pubblico, dei testi e deli contesti, al fine di comprendere quanto peso abbia il mezzo televisivo nella dimensione di un’integrazione mediale. I flussi migratori e quelli mediatici appaiono legati a filo doppio, sostenendosi e alimentandosi reciprocamente, sia nella programmazione di partenze, rientri e spostamenti, sia per mantenere la comunicazione di diaspora fra persone collegate affettivamente e dislocate geograficamente, come evidenzia Roberta Altin nell’introduzione al volume. Cambiamo programma è un invito a ripensare i media – vecchi e nuovi – come occasione di narrazione sociale, affinché sviluppino modelli europei di rappresentanza e di informazione tali da costruire senso e significato. Il testo, edito da Marcianum Press (www.marcianumpress.it), è disponibile alla vendita al costo di € 11,00. (V.R. per NL)