Il rapporto 2009 dell’Agenzia non governativa Americana porta con sé una serie di novità. Tra le altre, quella che più da vicino ci riguarda, è l’annuncio-shock che per la prima volta da quando Freedom House stila la mappa del mondo in termini di libertà di stampa (dal 1980), l’Italia non figura tra i paesi totalmente liberi.
Per la prima volta l’Italia (precipitata al settantunesimo posto dopo il re insediamento di Berlusconi al potere) non figura tra i paesi con una stampa libera, ma c’è di più: nell’Europa Occidentale, che solitamente monopolizza le prime dieci posizioni, l’Italia è l’unico paese a non figurare tra i “free”. Solo la Turchia, che segue il nostro paese di una posizione, ha fatto peggio di noi. La Grecia, invece, che ci precede di una posizione, se l’è cavata per il rotto della cuffia. Quali sono le ragioni di questa disfatta è facile spiegarlo: “Nonostante l’Europa Occidentale goda a tutt’oggi della più ampia libertà di stampa, l’Italia è stata retrocessa nella categoria dei Paesi parzialmente liberi, dal momento che la libertà di parola è stata limitata da nuove leggi, dai tribunali, dalle crescenti intimidazioni subite dai giornalisti da parte della criminalità organizzata e dei gruppi di estrema destra, e a causa dell’eccessiva concentrazione della proprietà dei media”, sostengono gli autori del rapporto, effettuato su tutti e 195 paesi del globo. Il tallone d’Achille, sempre secondo Freedom House, dell’informazione italiana risiede “nella concentrazione insolitamente alta della proprietà dei media rispetto agli standard europei”. Berlusconi, infatti, controlla Mediaset attraverso la sua famiglia e la Rai attraverso il Governo; non solo, la legge Gasparri che, sempre secondo l’organizzazione, introduce norme per tutelare il presidente del Consiglio; e poi gli innumerevoli processi per diffamazione ai danni di giornalisti. Insomma, siamo anni luce lontani dagli standard di Paesi come Islanda (al primo posto), Norvegia e Finlandia (secondi a pari merito). Nelle prime dieci posizioni non ci sono paesi non europei, gli Stati Uniti sono ventiquattresimi. E noi siamo a pari merito con Benin e Israele. (Giuseppe Colucci per NL)
Per la prima volta l’Italia (precipitata al settantunesimo posto dopo il re insediamento di Berlusconi al potere) non figura tra i paesi con una stampa libera, ma c’è di più: nell’Europa Occidentale, che solitamente monopolizza le prime dieci posizioni, l’Italia è l’unico paese a non figurare tra i “free”. Solo la Turchia, che segue il nostro paese di una posizione, ha fatto peggio di noi. La Grecia, invece, che ci precede di una posizione, se l’è cavata per il rotto della cuffia. Quali sono le ragioni di questa disfatta è facile spiegarlo: “Nonostante l’Europa Occidentale goda a tutt’oggi della più ampia libertà di stampa, l’Italia è stata retrocessa nella categoria dei Paesi parzialmente liberi, dal momento che la libertà di parola è stata limitata da nuove leggi, dai tribunali, dalle crescenti intimidazioni subite dai giornalisti da parte della criminalità organizzata e dei gruppi di estrema destra, e a causa dell’eccessiva concentrazione della proprietà dei media”, sostengono gli autori del rapporto, effettuato su tutti e 195 paesi del globo. Il tallone d’Achille, sempre secondo Freedom House, dell’informazione italiana risiede “nella concentrazione insolitamente alta della proprietà dei media rispetto agli standard europei”. Berlusconi, infatti, controlla Mediaset attraverso la sua famiglia e la Rai attraverso il Governo; non solo, la legge Gasparri che, sempre secondo l’organizzazione, introduce norme per tutelare il presidente del Consiglio; e poi gli innumerevoli processi per diffamazione ai danni di giornalisti. Insomma, siamo anni luce lontani dagli standard di Paesi come Islanda (al primo posto), Norvegia e Finlandia (secondi a pari merito). Nelle prime dieci posizioni non ci sono paesi non europei, gli Stati Uniti sono ventiquattresimi. E noi siamo a pari merito con Benin e Israele. (Giuseppe Colucci per NL)