“Gli Stati Uniti possono essere giustamente fieri della loro libertà di stampa. Ma ai giornalisti manca ancora una garanzia necessaria: una legge federale che protegga il loro diritto a non rivelare le loro fonti”.Il San Francisco Chronicle caldeggia il passaggio del Free flow of information act, una legge sul flusso libero dell’informazione sponsorizzata nel 2007 dai senatori repubblicani Arlen Specter e Richard Lugar, che il 4 ottobre è passata all’esame della commissione giustizia del senato.
“Secondo la Newspaper association of America – l’associazione che rappresenta e fa lobby per i principali quotidiani statunitensi – negli ultimi anni almeno 40 giornalisti sono stati obbligati a da un tribunale federale a rendere pubblico del materiale confidenziale. Secondo la proposta di legge i giornalisti saranno costretti a rivelare le loro fonti solo in nome della sicurezza nazionale o in caso di pericolo imminente, due eccezioni accettabili”, sostiene il quotidiano californiano.
Il Washington Post è della stessa opinione. “Certe fonti sono disposte a parlare con i reporter solo quando sanno che potranno restare anonime. Grazie a queste persone sono venuti alle luce molti casi di criminalità o molte scorrettezze. Se il governo continuerà a poter portare i giornalisti in tribunale per costringerli a divulgare i loro segreti, in futuro sarà difficile che altre persone abbiano il coraggio di rivelare scandali come quello del Watergate”.Sempre sul Washington Post il procuratore Patrick Fitzgerald sostiene, invece, che la legge è inutile e che finirà solo per ostacolare le indagini sulla sicurezza nazionale.
“Non c’è bisogno di una legge federale a protezione dei giornalisti quando ci sono già le leggi statali. Inoltre, dal punto di vista pratico questa norma causerà ritardi – calcolabili in anni – nelle indagini sulla sicurezza nazionale perché i procuratori saranno costretti a perdere più tempo davanti ai giudici per costringere i giornalisti a rivelare le loro informazioni”.(da Internazionale.it 05/10/2007)