Sono lontani vent’anni e molte poltrone i tempi in cui la Lega Nord, guidata da un energico leader, poco acculturato ma molto convincente, voleva fare tabula rasa dell’Italia della Prima Repubblica, corrotta, nepotista e gerontocratica.
Sembra una vita fa. Oggi il Senatur e i suoi prodi si destreggiano tra poltrone di governo e saloni romani (“Roma ladrona!”), con un portamento degno del più tradizionale dei democristiani; dispensano cariche e favori elettorali, fanno parte in piena regola, in sostanza, di quel sistema che vituperavano e attaccavano con foga e convinzione tale da guadagnarsi una valanga di consensi e trasformarsi da partitino locale un po’ kitsch a forza di governo con potere di rovesciare maggioranze a piacimento. La notizia di oggi è questa: Renzo Bossi (foto) è il nuovo responsabile, secondo quanto reso noto da molti media negli ultimi giorni, di tutti i media leghisti, il quotidiano La Padania, Radio Padania Libera e Tele Padania. Un ragazzo di ventitre anni che, se non fosse per il cognome e per la fama non proprio positiva che lo accompagna, sarebbe un grande esempio di cambiamento e di rigetto per la gerontocrazia che avvolge gli altri partiti politici e gli apparati istituzionali in toto. Invece, ahinoi, Renzo Bossi è il figlio del Senatur, Umberto, leader indiscusso della Lega, ed è soprannominato “il trota” non certo per le sue doti intellettuali. Secondo quanto si legge sul “Corriere”, la nomina del “trota” sarebbe arrivata su indicazione di Roberto Calderoli, ministro per la semplificazione del programma e sarebbe stata avallata dal patron Umberto, orgoglioso della brillante carriera di suo figlio, già – come noto – consigliere regionale della Lombardia, dove recentemente si è distinto per la proposta di inserire un crocifisso in ogni ufficio pubblico della regione, per sottolineare i valori religiosi ai quali la nostra società si ispira. Non sia mai passasse un musulmano da quelle parti, saprebbe con chi si sta mettendo. La decisione di passare il controllo dei media padani (che fanno capo al partito) a Renzo Bossi prende piede dalla figura barbina guadagnata da Radio Padana Libera in occasione del dietrofront sulla diretta di Lucia Annunziata, rimbalzata su tutti i media nazionali. Il povero Stefani, ex responsabile, sarebbe stato sollevato per aver lasciato troppa autonomia alle tre emittenti, che quindi non sono riuscite a seguire una strada comune e a far passare un messaggio unitario. Bossi dovrà, ora, metterle in riga e far sì che certi incidenti non accadano più. Quale sarà, ora, il prossimo passo della dirompente carriera del “trota”? Da anni aspettavamo un partito capace di dare fiducia, una fiducia così incondizionata, a un ragazzino di ventitre anni. Ma ci aspettavamo, per lo meno, qualcuno con un bagaglio culturale e politico degno di un “enfant prodige”, tutte caratteristiche che non riscontriamo nel figlio del Senatur, ennesimo esempio di nepotismo, da parte di quel partito che della lotta al clientelismo aveva fatto la sua bandiera. (G.C. per NL)