Ha fatto molto parlare, recentemente, un tweet di Fabio Fazio che, in seguito alla polemica riguardante il tetto degli stipendi in Rai, recitava che “d’ora in poi, ovunque sarà, vorrei essere produttore di me stesso”, che in molti hanno letto come un possibile futuro abbandono dell’emittente pubblica da parte del conduttore. Della vicenda si è, appunto, parecchio discusso, ma, come al solito, con una classica e sterile analisi un po’ superficiale: nessuno si è reso conto di come, questo evento, dimostri in maniera inequivocabile il livello di idiozia raggiunto dal tetto degli stipendi. A parlare di libero mercato sono tutti bravi quando, nel gioco della concorrenza, ci sono i soldi degli altri: quindi non è un problema accanirsi, ad esempio, sul governo che ventila anche solo la possibilità di spalleggiare Mediaset e Berlusconi nell’affaire Vivendi (indubbiamente, in questa generale presa di posizione, influisce anche il fatto che ci sia di mezzo Berlusconi); se però la Rai cerca di stare in un mercato di libera concorrenza, allora non va bene. Tutti favorevoli al tetto degli stipendi, dunque, per il semplice fatto che in tali salari, ci sono anche i soldi pubblici del canone e nessuno che si renda conto del fatto che allora, avranno gioco facile i concorrenti a sparare l’emittente pubblica nelle ginocchia e azzopparla, portandogli via i suoi talenti. La smania del risparmio a tutti i costi ha fatto sì che tutti credano sia inaccettabile, a prescindere, spendere così tanti soldi per questa o per quell’altra cosa. Ma, per citare un film di qualche anno fa, è inaccettabile pensare che la cioccolata faccia ingrassare, ma io ne ho mangiata a kg e indovini un po’?