La conclusione del nuovo switch-off televisivo ha portato alla chiusura di decine di emittenti locali, non raramente dalla ultratrentennale attività.
A riguardo, quel che colpisce non è l’evento in sé – facilmente prevedibile in considerazione delle esigue risorse frequenziali disponibili a fronte di uno sproporzionato numero di pretendenti – quanto l’indifferenza verso la scomparsa di programmi che i content provider stessi pensavano fortemente radicati nelle abitudini dei telespettatori dei rispettivi territori. Un disinteresse che, però, colpisce, ma non stupisce. Non meraviglia posto che l’utenza di oggi, così abituata alla successione di marchi e formati, certamente non si strappa i capelli per la soppressione nella propria lista di programmi di una tv locale. Non sconcerta perché gli stessi stanchi e scoordinati editori locali non hanno saputo portare alla ribalta i propri casi. Ma, soprattutto, non impressiona in quanto, come andiamo scrivendo da tempo, si è probabilmente solo concluso un ciclo esistenziale. E di ciò non si può che prendere atto.