Con una durissima nota la REA, Radiotelevisioni Europee Associate, respinge al mittente le richieste di pagamento inoltrate da SCF, la Società Consortile Fonografici che, come sanno i lettori di Punto Informatico, riscuote i cosiddetti diritti connessi al diritto d’autore, da riconoscere ai fonografici per la riproduzione di musica in pubblico.
Dopo aver stretto accordi con molte diverse categorie, dai negozi di abbigliamento fino alle parrocchie, SCF si è rivolta a REA per il pagamento dei diritti connessi sulle trasmissioni delle emittenti. Una richiesta sfociata in un intervento della Guardia di Finanza contro cui REA si è opposta ritenendo infondate le richieste di SCF che, a suo dire, rappresentano un balzello ingiustificato per le emittenti.
REA, che ad oggi associa circa 420 società radiotv italiane, ha trasmesso ai suoi membri nei giorni del Festival di Sanremo uno spot radiofonico di protesta che, annuncia in una nota, “andrà in onda sulle emittenti locali almeno tre volte al giorno nelle ore di maggiore ascolto per comunicare al pubblico che le case discografiche major, attraverso la SCF, pretendono di incassare direttamente dalle emittenti locali i cosiddetti diritti connessi ovvero l’ennesima gabella parassitaria che grava pesantemente sulle emittenti locali e sui consumatori di DVD (anche vergini), dischi e apparati di video-registrazione fonografica in genere”.
Secondo REA quello dei diritti connessi è una “oscura terminologia inserita nella vecchia legge sul diritto d’autore n. 633 del 1941, nascosto nel prezzo di ogni opera video-discografica acquistata al quale le case discografiche non intendono rinunciare per far scendere i prezzi di dischi e dvd proprio per combattere quella pirateria musicale della quale tanto demagogicamente parlano solo per facilmente arricchirsi grazie alla posizione dominante che hanno nel mercato”. Si tratterebbe dunque di una gabella “regalata alle major che nell’era delle nuove tecnologie – continua REA – non trova nessuna giustificazione in quanto per stampare dischi e DVD non occorrono particolare abilità, né ingegno, né arte, né ingenti investimenti come nel 1941 dove occorreva stampare su dischi di creta”.
Ma c’è di più. A detta di REA la legge (articolo 180) prevede l’esclusività della SIAE per quanto attiene alla “percezione dei proventi dovuti” per le diverse attività, come quella di radiodiffusione. Ergo, questo il ragionamento di REA, SCF agirebbe “contro la norma di legge”. Per questo REA ha diffidato SCF “a proseguire nel tentativo di indebitamente incassare i diritti connessi dalle emittenti locali associate; a rilasciare licenze; a mettere in atto azioni di propaganda ingannevole mirate a costituire posizioni dominanti; a restituire alle emittenti associate, in regola con la licenza SIAE, le somme indebitamente incassate per diritti connessi”. E, diffidando anche la SIAE dal disattendere i propri obblighi istituzionali, ha chiesto a quest’ultima un incontro per chiarire anche la questione dell’equo compenso.
“Il Festival di Sanremo – ha dichiarato Antonio Diomede, presidente REA – è la grande festa dell’arte canora italiana. A rendere però popolari le canzoni sono le radio locali. Infatti i veri successi vengono dopo Sanremo grazie alla gratuita diffusione capillare delle canzoni effettuata dalle radio locali nei luoghi più remoti d’Italia. Quest’anno, però, le emittenti locali hanno accettato di promuovere il Festival come istituzione, ma non intendono sostenere la vendita dei dischi mediante la diffusione delle canzoni nei loro programmi musicali del dopo Festival per protesta contro il caro dischi e DVD e contro i diritti connessi pretesi dalla SCF”.
Dichiarazioni, quelle di REA, alle quali SCF ha immediatamente risposto. Gianluigi Chiodaroli, presidente di SCF, ha dichiarato: “Come tutti gli anni la REA cerca visibilità strumentalizzando il Festival di Sanremo, cercando di alimentare polemiche là dove non ne esistono. SCF Società Consortile Fonografici infatti ricorda che il pagamento dei diritti connessi è stabilito da una legge dello Stato e non si tratta in alcun modo di una gabella né di SCF stessa né dei discografici”.
“La normativa sul diritto d’autore – continua Chiodaroli – riconosce infatti ai produttori e agli artisti un compenso in caso di pubblica diffusione delle registrazioni musicali. In qualità di collecting society, SCF offre un servizio che permette a chiunque intenda utilizzare musica, quindi anche alle emittenti radiofoniche, di ottenere, attraverso un’unica licenza, l’autorizzazione a diffondere il repertorio musicale delle case discografiche rappresentate: si tratta non solo delle major, ma anche di oltre 180 imprese discografiche indipendenti”.
“SCF – ricorda Chiodaroli – vanta oltre 1000 accordi in essere nel comparto radio-televisivo, nazionale e locale. Tra queste ricordiamo RAI, MEDIASET, SKY, La 7, MTV, realtà che hanno tutte sottoscritto un accordo con SCF. Con particolare riferimento all’emittenza radiofonica segnaliamo che l’area è caratterizzata inoltre dalle intese siglate con le più rappresentative associazioni radiofoniche nazionali, quali RNA, Aeranti Corallo, FRT, oltre che con numerose altre emittenti indipendenti”.
“Già l’anno scorso, a seguito di dichiarazioni diffamatorie e lesive della nostra immagine – sottolinea Chiodaroli – SCF ha denunciato Antonio Diomede, presidente dell’associazione REA. Ci dispiace constatare che ancora una volta il Festival di Sanremo risulta essere un palcoscenico ambito e strumentalizzato da chi intende alimentare sterili polemiche, generare confusione, oltre che sostenere una cultura dell’utilizzo illegale di musica”.