Intanto il sito www.comunicazioni.it è incredibilmente ancora attivo come se il dicastero delle Comunicazioni ancora esistesse. Anzi, a essere più precisi, le pagine sono state parzialmente modificate, ma con la conseguenza di un’accentuazione della confusione nell’utente. Cliccando infatti sulla voce “ministro”, si scopre, con sorpresa, che il dicastero soppresso sarebbe retto dal ministro Claudio Scajola e solo accedendo alle pagine dei sottosegretari si deduce (per modo di dire) che le competenze sono ora del Ministero dello Sviluppo Economico. Un disastro di… comunicazione, che conferma la disorganizzazione già bacchettata da questo periodico a riguardo della denominazione. Abbiamo tentato pure di contattare il (già silente) Ufficio Stampa, ma le email vengono respinte dal destinatario. Nel frattempo, in attesa di raccogliere informazioni sui piani operativi del sottosegretario Paolo Romani, ci si interroga da più parti sui necessari procedimenti di riorganizzazione degli uffici. Del possibile futuro degli Ispettorati Territoriali abbiamo già discusso più volte su queste pagine, sicché ci concentriamo questa volta sugli organi centrali, presso i quali, a nostro avviso, è assolutamente necessario intervenire. Premettendo l’assoluta condivisione dell’approccio del ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, non solo per la rimozione dei funzionari “fannulloni”, ma anche di quei burocrati che ancora si trincerano dietro la carta per evitare il contatto con il cittadino, crediamo che sia necessario sensibilizzare il dipendente pubblico sul ruolo di “controllore” posto in capo alla P.A., cui certamente non compete quello di “regolatore” (cognizione che evidentemente spetta al legislatore). La precisazione è quanto mai opportuna in considerazione di talune interpretazioni normative ardite che sono pervenute negli ultimi tempi da quello che era il Ministero delle Comunicazioni, che, oltre a risultare ovviamente contestabili in punto di diritto, hanno sortito l’effetto di esporre operatori ed organi periferici del dicastero ad attività e costi del tutto inutili. La P.A. deve, con augurabile modestia, riflettere su se stessa e prendere atto dei propri errori, da quelli comunicativi (si pensi, tanto per fare un esempio, che le missive degli organi centrali dell’ex MinCom si concludono sempre in maniera secca, senza nemmeno i consueti “cordiali saluti”, quasi a ribadire una intollerabile superiorità ed un superbo distacco nei confronti del cittadino) a quelli sostanziali. Non sarebbe male, a tal fine, se venisse istituito anche in questo ambito della P.A. la figura del difensore civico per la tutela non giurisdizionale del cittadino nei confronti dell’amministrazione, quanto meno per quel che attiene ai non secondari aspetti relazionali.