da Franco Abruzzo.it
Le buone notizie non fanno breccia, ed è giusto che sia così: devono essere il quotidiano, la normalità.. la vita che si vede sui giornali è altro, sembra un nero destino incombente contro il quale non si può fare nulla, se non ubriacarsi e non avere figli per timore del futuro. Non è vero niente!
Destinatario:
Data: 01/23/2008 08:48 PM
Caro Franco Abruzzo, sono un pubblicista, leggo puntualmente le tue News Letter, e mi complimento per il tuo impegno. Troppo spesso la notizia viene venduta alle agenzie come un “Prodotto”, e i “prodotti – notizia” devono grondare lacrime e sangue, altrimenti non vendono. Non sono per niente d’accordo con questa impostazione, per cui ho scritto queste righe che allego. Come lavoro, mi occupo di gemmologia e divulgazione gemmologica. Se credi puoi visitare il mio sito www.oriegemme.it. Anche nella gemmologia è più diffusa la disinformazione che l’informazione corretta! Con i migliori auguri,
Paolo Severi
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Pagine di giornali e notiziari televisivi: solo notizie che grondano lacrime e sangue, complotti, scandali, economia mondiale in caduta. Aggiungiamo mutazioni climatiche, asteroidi in avvicinamento, epidemie, terrorismo, guerre, fanatismi religiosi, ideali allo sbando, droga, violenze e perversioni. Ma la vogliamo smettere? Il mondo è nelle mani dei politici nella misura in cui glie lo concediamo. Non conosci nessun bravo politico? Allora non votare per nessuno. Ne conosci uno del quale ti fidi veramente? Allora votalo. Ritieni di essere bravo, onesto e capace, e che il mondo avrebbe bisogno di gente pulita e a posto come te? Allora mettiti in politica, e non lasciarti corrompere. Ma non lasciarti influenzare dalle notizie scandalo. Le buone notizie non fanno breccia, ed è giusto che sia così: devono essere il quotidiano, la normalità, il calore degli affetti e il piacere di un lavoro ben fatto, il sorriso di un bambino, una festa in compagnia quando ci si inventa una ricorrenza o una realizzazione… questa è la vita, quella che si vede nei notiziari e sui giornali è altro, sembra un nero destino incombente contro il quale non si può fare nulla, se non ubriacarsi e non avere figli per timore del futuro. Non è vero niente! Ognuno ha una qualche passione; in molti hanno qualche talento. Coltiviamo passioni e talenti, non lasciamoci condizionare da chi ci dice che dobbiamo svolgere anche lavori che non ci piacciono. Se lavori con passione, può darsi che non diventerai ricco, ma i tuoi occhi saranno più luminosi di quelli di molti politici dagli occhi come suini. Non dico che bisogna rifugiarsi nel privato; assolutamente no. Ma, parlando di informazione, suggerisco di non ascoltare e di non leggere nulla che parli contro questo o contro quello: ci deve già pensare la polizia e la magistratura, tu sei solo uno spettatore. Ciò che conta sono le informazioni in positivo, cosa combinare di buono e di bello, come migliorare l’ambiente e la qualità della vita, propria e altrui. Certo, bisogna anche saper cacciare i politici indegni, difendersi da legislazioni talvolta inique, convivere con il capoufficio non sempre fantastico, ma non devono essere occasioni di ansia e di odio; bisogna mettere in atto azioni efficaci, da svolgere con professionalità, magari anche divertendosi, non con la bava alla bocca!
Paolo Severi
LA LETTERA DI GIULIO DIVO. DUE RISPOSTE.
1. Credere il giornalista che possa essere al di sopra delle parti è, a mio parere, l’errore più grande che si possa commettere.
Mittente: “Francesco Sicilia”
Destinatario:
Data: 02/26/2008 10:08 AM
Soggetto: Re: Grandi fatti di cronaca e deontologia dei giornalisti: lo sfogo di un collega
Perfettamente d’accordo con le considerazioni del signor Divo, anche se le trovo in un certo senso tardive, “superate”. Sono infatti almeno una quindicina di anni, ad occhio e croce, che il giornalismo italiano ha sempre più decisamente preso una piega sensazionalistica legata perlopiù alla cronaca. Siamo talmente andati “avanti”, in questa corsa verso il sensazionalismo, che ormai non suscitano più scalpore nemmeno gli “scoop” letteralmente inventati. Ad esempio, tanto per parlare di qualcosa di recente, può essere un esempio illuminante l’allarmismo sulla meningite. Ogni anno, da sempre, in Italia c’è un certo numero di morti per la meningite, ma per un paio di mesi si è calcata la mano su singoli fatti di cronaca in varie parti d’Italia presentandoli più o meno come “potenziali epidemie”. Ad ogni notizia presentata nella zona X, ovviamente le farmacie della zona erano prese d’assalto per i vaccini, tanto che davvero viene da chiedersi se in questa “pseudocultura dell’allarmismo” non sia fin troppo facile per piccoli o grandi gruppi di potere manovrare i comportamente dell’opinione pubblica semplicemente lanciando una notizia in un certo modo. E’ ovviamente un discorso lungo, complesso, ma in generale secondo me usciremo da tali meccanismi tutt’altro che sani solo quando cominceremo a togliere “potere di credibilità” alla classe giornalistica. Il giornalista è un essere umano come tutti gli altri, nè più nè meno. E, quindi, anche corruttibile, influenzabile, sempre e comunque schierato. Credere che possa essere al di sopra delle parti è, a mio parere, l’errore più grande che si possa commettere.
Francesco Sicilia
2. Ma il collega ritiene che cancellato l’Ordine spariranno i cattivi giornalisti ed i cattivi giornali?
From: “Alberto Arrigoni”
To:
Date: Mon, 25 Feb 2008 11:39:30 +0100
Subject: Re: Grandi fatti di cronaca e deontologia dei giornalisti: lo sfogo di un collega
Caro Abruzzo, appena trovo il tempo leggo fino in fondo le tue note e la riproduzione di quello che ti inviano, ma l’ultima di Giulio Divo mi lascia perplesso: mi pare che lo spirito negativo e distruttivo che promana da Beppe Grillo (solo la grammatica mi impone di usare le lettere maiuscole anche per questo nome!) arrivi a travolgere anche una normale serenità di giudizio. Se vi sono giornalisti imprecisi e cronisti affamati di notizie che magari perdono l’obbiettività che cosa c’entra l’Ordine?
Anche senza un ente pubblico sarebbero giornalisti imprecisi, cronisti affamati di notizie e certamente non è l’iscrizione in un albo che garantisce la qualità del professionista, altyrimenti non vi sarebbero medici che sbagliano e ingegneri con calcoli erronei.
Invece si deve ribadire a tutte lettere, e diffondere come precetto fondamentale che l’esistenza di un Ordine, l’iscrizione al quale per un pubblicista è certamente un atto volontario, garantisce che la violazione delle norme deontologiche sarà esaminata ed eventualmente punita, mentre in mancanza di un organismo ufficiale diventa indifferente anche il comportamento scorretto più smaccato. Oppure il collega ritiene che cancellato l’Ordine spariranno i cattivi giornalisti ed i cattivi giornali?
Cordialmente
Alberto Arrigoni