dalla newsletter del sito Franco Abruzzo.it
Palermo, 5 settembre 2007. Nuove minacce al cronista della sede palermitana dell’Ansa Lirio Abbate, già sottoposto a intimidazioni nei mesi scorsi. Due sconosciuti hanno cercato di mettere sotto la sua automobile, posteggiata nei pressi dell’abitazione del giornalista, in un quartiere popolare del capoluogo siciliano, un ordigno rudimentale costruito con un paio di contenitori di liquido infiammabile e alcuni cavi elettrici. A notarli sono stati gli agenti del “servizio di bonifica” dell’Ufficio scorte di Palermo, che da un paio di mesi proteggono il giornalista: le due persone sono comunque riuscite a far perdere le loro tracce. Per rimuovere l’involucro sono stati chiamati gli artificieri e sono state spostate le altre auto posteggiate nelle vicinanze. Il fatto risale a sabato notte, ma si è appreso soltanto oggi ed è s tato confermato in ambienti giudiziari. L’ordigno sarebbe stato efficiente e in grado di funzionare.
Le prime situazioni di pericolo erano emerse nel corso di indagini della Squadra mobile la scorsa primavera, poco dopo la pubblicazione del libro “I COMPLICI. TUTTI GLI UOMINI DI BERNARDO PROVENZANO DA CORLEONE AL PARLAMENTO”, scritto dal cronista assieme a Peter Gomez. Poi ad Abbate erano arrivate lettere minatorie e il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza gli aveva assegnato una ‘tutela’. Il giornalista, che si occupa di nera e giudiziaria, è protetto dalla polizia ed era stato trasferito temporaneamente, per motivi di sicurezza, a Roma. A Lirio Abbate erano arrivati numerosissimi attestati di solidarietà da esponenti del giornalismo, della politica, delle istituzioni e della società civile.
“Dobbiamo restare uniti. Dobbiamo raccontare le cose come stanno. Non dobbiamo mai smettere di dare spazio alla verità e di volere capire cosa succede in questa città. Sono tornato a Palermo dopo essere andato per un po’ a Roma e ho fatto la mia scelta: non andrò via”. Sono le parole di Lirio Abbate, giornalista della redazione palermitana dell’Ansa, al centro di nuove preoccupanti intimidazioni: ieri si è venuti a sapere che ignoti hanno cercato di mettere sotto la sua automobile, posteggiata nei pressi dell’abitazione del giornalista, un ordigno rudimentale costruito con un paio di contenitori di liquido infiammabile e alcuni cavi elettrici. A notarli sono stati gli agenti del “servizio di bonifica” dell’Ufficio scorte di Palermo, che da un paio di mesi proteggono il cronista: le due persone sono comunque riuscite a far perdere le loro tracce. Per rimuovere l’invo lucro sono stati chiamati gli artificieri. Il fatto risale a sabato notte.
“Bisogna stare con gli occhi aperti – aggiunge Abbate, parlando del ruolo che devono svolgere i giornalisti – e raccontare le cose che sappiamo”. Quel che è certo, è che da alcuni mesi è in corso un’escalation di pressioni e intimidazioni di stampo mafioso di cui sono vittime anche imprenditori e commercianti, sintomo per Abbate “anche del grande nervosismo che agita sia l’esterno sia l’interno delle carceri, motivato soprattutto dalla ricerca di danaro per far sopravvivere le cosche e dalla pressante richiesta di maggiori garanzie per i detenuti”.
Le prime situazioni di pericolo erano emerse nel corso di indagini della Squadra mobile la scorsa primavera, poco dopo la pubblicazione del libro “I COMPLICI. TUTTI GLI UOMINI DI BERNARDO PROVENZANO DA CORLEONE AL PARLAMENTO”, scritto dal cronista assieme a Peter Gomez. Poi ad Abbate erano arrivate lettere minatorie e il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza gli aveva assegnato una ‘tutela’. Il giornalista, che si occupa di nera e giudiziaria, è protetto dalla polizia ed era stato trasferito temporaneamente, per motivi di sicurezza, a Roma. (AGI).