Questa settimana l’evento dell’ambito radiotelevisivo meritevole di nota è stato il Radiocompass 2019, il punto di incontro tra domanda ed offerta pubblicitaria radiofonica, organizzato da FCP (Federazione Concessionarie di Pubblicità) e Mindshare con la collaborazione delle principali organizzazioni di vendita di spazi radio. Sunto dell’incontro è che “LaRadioRende” ed è un’araba fenice: un “Rocky” scazzottato e sbattuto al tappeto più volte, ma sempre pronto a rialzarsi per stendere l’avversario, per impiegare la medesima metafora utilizzata dai relatori.
Sopravvissuta al “video killed the radio star”, il mezzo sta reggendo bene anche all’assalto del web, perché sa sempre adattarsi ai cambiamenti tramite la sua resilienza.
Il convegno, grazie a qualche relatore veramente qualificato, ha saputo dare spunti di riflessione significativi, in modo particolare a riguardo delle nuove tecnologie multipiattaforma, alla profilazione, ma soprattutto in relazione ai cambiamenti socio-cultural-economici.
Magari sarebbe stata auspicabile un po’ più di autocritica su alcuni elementi dove il medium mostra qualche fragilità, come per esempio quello relativo alla competizione di Spotify (sorvolato letteralmente, anche se dietro le quinte è stato uno degli argomenti più gettonati) o alla necessità di investire maggiormente in contenuti di spessore, soprattutto sul piano informativo; ma, ça va sans dire, l’autocelebrazione era insita nel programma.
Evitabile – e da scansare per il futuro – invece è stato il dibattito conclusivo, con invitati che di Radio ne sapevano decisamente meno della pressoché totalità della qualificata platea. Non ha pertanto stupito l’imbarazzante assenza di domande nonostante i reiterati e quasi supplichevoli inviti a porle.
Meno male che a consentirci di sopravvivere alla banalità dei commenti degli ospiti, selezionati sulla base di incomprensibili criteri, ci ha pensato la verve istintiva di Rovazzi…