Si chiude con queste parole l’ultima, avvelenata e dettagliata invettiva di Piero Laporta, su “ItaliaOggi” (martedì 25 settembre, pag. 8), dedicata ai nefasti avvenimenti che caratterizzarono l’Italia a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. Tutto era partito, ricordiamo, da incongruenze ed omissioni della fiction di Canale5, dedicata al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. “Dovrebbero riflettere su tutto ciò” – sciorina Laporta al termine del suo racconto – “i figli privilegiati delle vittime di questa guerra. Dovrebbero riflettere i figli di Dalla Chiesa, come i figli di Calabresi, come la figlia di Guido Rossa e persino i figli di Berlinguer. Quelli che li carezzano e blandiscono oggi, oliarono le armi e confezionarono i veleni fatali ai loro padri”.
Durissimo il finale, così come tutta la storia raccontata dal giornalista del quotidiano economico. Una storia fatta di alleanze e connivenze, di silenzi e tacite approvazioni. Una storia italiana, innanzitutto, che ha cambiato il destino del nostro Paese, che ha fatto prendere una piega totalmente differente all’Italia della Prima Repubblica. Per leggere ciò che Laporta ha affermato, rimandiamo alle pagine del quotidiano “ItaliaOggi”. Ciò che a noi preme sottolineare è che, nell’Italia delle veline e dei “nuovi mostri”, nell’Italia di Cogne, “Vallettopoli”, “Moggiopoli”, “Affittopoli” e chi più ne ha più ne metta, la memoria storica di argomenti delicati ma così fondanti per il nostro presente, è relegata a poche pagine di giornali di buona volontà, perché se giornalisti che sanno ce ne sono tanti, giornalisti che dicono ce ne sono pochi. E, allora, perché non associarci tutti alla riflessione dei “figli privilegiati delle vittime di questa guerra”, perché la storia è fatta di eventi che si ricordano, eventi che si dimenticano ed eventi di cui nessuno sa nulla (eccetto pochi eletti, pochi curiosi e pochi veri giornalisti…). Ma, spesso, sono proprio questi ultimi i crocevia più importanti cha hanno portato l’Italia, ed il mondo in generale, all’attuale condizione da allarme rosso. (Giuseppe Colucci per NL)