Nel 2015, cioè due anni prima della fine della crisi economica mondiale secondo la profezia Merkel, la banda larga mobile fagociterà altri 10 canali televisivi terrestri.
Il segmento UHF dal canale 50 al 60 andrà infatti a potenziare il web senza fili che nel frattempo avrà spremuto la capacità trasmissiva dei canali 61/69 UHF che dalla fine di quest’anno dovrebbero finire ai provider telefonici vincitori della gara per l’assegnazione del cd “dividendo digitale esterno”. Il che significa che i tanto sventolati diritti d’uso ventennali per le frequenze DTT assegnati dal ministero dello Sviluppo Economico agli strapazzati network provider si riveleranno per quel che sono: l’ennesima presa per i fondelli governativa, posto che se gli indennizzi previsti per il rilascio dei canali non saranno considerati appetibili, gli operatori tv che vorranno rimanere sul mercato dovranno concorrere per la collocazione utile in una nuova graduatoria che assegnerà diritti sempre più risicati alla prosecuzione dell’esistenza. Ma è un problema che al Ministero dello Sviluppo Economico e all’Agcom non si pongono, perché confidano in un potente alleato: l’inedia. Ora di allora, infatti, il mercato avrà già troncato le gambe ad una buona fetta di carrier e le interferenze LTE avranno spinto una percentuale importante dell’utenza verso la tv satellitare (per quella Ip/web i tempi non sono maturi), tanto da rendere marginale l’interesse degli attuali network provider a rimanere con le antenne sulla terra.