La gran parte degli editori locali (ed anche qualche nazionale, invero) si sta preparando di malavoglia all’ennesima kermesse del DAB.
Dopo aver buttato dalla finestra milioni di euro dal 1998 ad oggi per consentire l’accesso alla tecnologia ai propri tecnici, agli editori stessi delle radio promotrici (e nemmeno tutti) e a qualche cultore dell’esoterismo tecnologico (semmai possa definirsi tale un formato ultratrentennale), le poche frequenze ritagliate per la radio digitale via etere (che in alcune regioni dovranno pure convivere, non si sa come, con quelle DTT) dovranno – rectius, dovrebbero – ospitare le trasmissioni già diffuse in FM. Già, perché per le locali le possibilità di ospitare a regime contenuti originali in DAB+ sono remote, posto che la capacità trasmissiva disponibile è già manchevole per il simulcasting dell’esistente. Il tutto mentre HD Forum Italia ha annunciato l’adozione del protocollo HbbTV 2.0.1, (HTML5) che permetterà di ricevere via IP sulle tv vendute dal 2017 i programmi DTT insieme a tutti i contenuti originali già presenti sul web. Semmai non fosse chiaro dove punta il futuro….