L’Agcom s’appresta ad aggiornare la primordiale Delibera 216/00/CONS, recante “Determinazione degli standard dei decodificatori e le norme per la ricezione dei programmi televisivi ad accesso condizionato”.
Il target particolare dell’indagine conoscitiva sottesa all’intendimento dell’ente regolatore è la ricezione dei servizi DTT. Essa, però, evoca il fantasma dell’ormai mitizzato decoder-unico. I più vecchi ricorderanno che il seme di un apparecchio multistandard fu gettato 18 anni fa (sic!), con la direttiva 95/47/CE, che vincolava i governi europei a garantire la piena ricezione dei programmi tv in chiaro e, considerato l’elevato numero di canali digitali, imponeva una fruizione completa di tali programmi attraverso la fornitura all’utente di un aiuto di base. In questi 18 anni Ministero (prima) ed Autorità (dopo) hanno continuato a girare intorno al concetto, parlandone (e soprattutto straparlandone) senza mai affrontare veramente l’argomento, secondo il classico approccio burocratico: tanta carta e nessun risultato. Eppure, a ben vedere, l’inerzia amministrativa potrebbe essere una genialata. Il decoder unico, infatti, con ogni probabilità, arriverà da sé: con la morte progressiva delle piattaforme antagoniste all’IP Tv. Del resto, quella terrestre ha già iniziato la sua agonia e quella satellitare presto si dovrà confrontare ad armi impari con le irraggiungibili potenzialità della tv on demand via web.