Come noto, a seguito dello switch-off tv le modifiche impiantistiche non vengono più autorizzate agli operatori di rete dagli Ispettorati territoriali, ma dalla Direzione Generale del MSE-Com.
Un accentramento decisionale motivato dalla P.A. con l’esigenza di coordinare le assegnazioni frequenziali. Un mero concentramento di potere, secondo una visione meno positiva della disposizione (di natura palesemente politica). Certo, gli Ispettorati hanno sempre il compito di vigilare (ma non hanno più poteri d’intervento immediati e diretti) e di esprimersi sulle istanze rivolte alla D.G., previo richiesta di quest’ultima. Un ruolo, quindi, assolutamente marginale, che ha completamente vaporizzato professionalità di rilievo costruite in decenni di intenso confronto con l’etere locale. E i risultati di questa scelta già si vedono: la D.G. è ingolfata di richieste per il conseguimento di autorizzazioni all’attivazione di ponti di collegamento digitali, di variazione dei parametri radioelettrici di diffusori DTT, di ottimizzazioni o razionalizzazioni di reti SFN o k-SFN e, ovviamente, di segnalazioni interferenziali. Con lo scontato risultato di un ammassamento di carta e di un allungamento infinito delle istruttorie, che in breve determinerà un collasso degli uffici preposti e il classico scollamento tra realtà fattuale e quadro giuridico-amministrativo. Eppure la soluzione sarebbe semplice: se proprio non si vuole decentrare, basterebbe normalizzare le procedure con delle più efficaci D.I.A. (come peraltro sembrano già suggerire le norme di riferimento), esattamente come accade con gli operatori telefonici. Ma tant’è: la via più breve per collegare due punti è la linea retta; sennonché, appunto perché breve, il percorso conseguente non si adatta all’esigenza, tutta italiana, di favorire, sempre e comunque, la complicazione. Cioè la migliore amica del potere.