(Il Sole 24 Ore) – La tv a pagamento è una realtà e lo sarà sempre di più quando sarà completata la migrazione (il cosiddetto "switch off") da analogico a digitale.
Lo dicono le stime delle società di ricerca ed è un pensiero condiviso da molti addetti ai lavori, nonostante sia altrettanto evidente come il Web sia per molti utenti ben più di una passatempo saltuario (stando ai dati dell’European Interactive Advertising Association l’82% dei giovani fra i 16 e i 24 anni passa più tempo su Internet che davanti alla televisione) e un media, in prospettiva, del tutto alternativo alla televisione stessa. Il fatto che il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo romani abbia detto di recente come si stia lavorando per "fare della banda larga la terza piattaforma per la trasmissione televisiva entro il 2011 o il 2012" è in tal senso molto significativo. Oltre al satellite e al digitale terrestre, ha spiegato infatti l’esponente del governo, "i cittadini avranno a disposizione la banda larga tra i 2 e i 20 Mbit per veicolare contenuti e servizi sempre più innovativi" e fra questi vi sono quindi anche veri e propri palinsesti televisivi. Principio del resto ribadito anche da Piero Gaffuri, direttore Rai Nuovi Media e Amministratore delegato di RaiNet, che in più occasioni pubbliche non ha mancato di rilevare come "la fruizione della web Tv è penalizzata dalla bassa penetrazione e diffusione della banda larga e tali limiti sono importanti in considerazione del fatto che il mercato potenziale è in continua e costante crescita, così come la vendita di pubblicità on line". In attesa del 2012 e di una banda larga pro Tv, lo spaccato dell’Italia televisiva dal lato piattaforme e canali, fotografato dall’indagine previsionale di e-Media Institute, è oggi il seguente: oggi sono attivi circa 400 canali di televisione digitale (compresi quelli in Pay per view e i servizi di Video on demand), di cui circa 180 a pagamento e 220 ricevibili in chiaro. I canali generalisti, quelli di sport e di intrattenimento sono i più numerosi e sono in forte crescita i canali dedicati al pubblico più giovane. Ma ciò che interessa di più è forse il dato da cui si evince come nell’era della Tv digitale il giro d’affari generato dagli abbonamenti "pay" per il satellite (la piattaforma dominante), il digitale terrestre e l’IPTV (fenomeno sempre marginale) sarà prevalente rispetto agli introiti pubblicitari. I primi, infatti, cresceranno a un tasso medio annuo del 9,8% per raggiungere i 3,8 miliardi di euro a fine 2012 in virtù del fatto che le famiglie con accesso a un qualche servizio di TV a pagamento saranno fra tre anni circa il 50% del totale. Il restante 50% si accontenterà invece solo dei programmi (spot pubblicitari compresi) offerti in chiaro. (G.Rus.)
Lo dicono le stime delle società di ricerca ed è un pensiero condiviso da molti addetti ai lavori, nonostante sia altrettanto evidente come il Web sia per molti utenti ben più di una passatempo saltuario (stando ai dati dell’European Interactive Advertising Association l’82% dei giovani fra i 16 e i 24 anni passa più tempo su Internet che davanti alla televisione) e un media, in prospettiva, del tutto alternativo alla televisione stessa. Il fatto che il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo romani abbia detto di recente come si stia lavorando per "fare della banda larga la terza piattaforma per la trasmissione televisiva entro il 2011 o il 2012" è in tal senso molto significativo. Oltre al satellite e al digitale terrestre, ha spiegato infatti l’esponente del governo, "i cittadini avranno a disposizione la banda larga tra i 2 e i 20 Mbit per veicolare contenuti e servizi sempre più innovativi" e fra questi vi sono quindi anche veri e propri palinsesti televisivi. Principio del resto ribadito anche da Piero Gaffuri, direttore Rai Nuovi Media e Amministratore delegato di RaiNet, che in più occasioni pubbliche non ha mancato di rilevare come "la fruizione della web Tv è penalizzata dalla bassa penetrazione e diffusione della banda larga e tali limiti sono importanti in considerazione del fatto che il mercato potenziale è in continua e costante crescita, così come la vendita di pubblicità on line". In attesa del 2012 e di una banda larga pro Tv, lo spaccato dell’Italia televisiva dal lato piattaforme e canali, fotografato dall’indagine previsionale di e-Media Institute, è oggi il seguente: oggi sono attivi circa 400 canali di televisione digitale (compresi quelli in Pay per view e i servizi di Video on demand), di cui circa 180 a pagamento e 220 ricevibili in chiaro. I canali generalisti, quelli di sport e di intrattenimento sono i più numerosi e sono in forte crescita i canali dedicati al pubblico più giovane. Ma ciò che interessa di più è forse il dato da cui si evince come nell’era della Tv digitale il giro d’affari generato dagli abbonamenti "pay" per il satellite (la piattaforma dominante), il digitale terrestre e l’IPTV (fenomeno sempre marginale) sarà prevalente rispetto agli introiti pubblicitari. I primi, infatti, cresceranno a un tasso medio annuo del 9,8% per raggiungere i 3,8 miliardi di euro a fine 2012 in virtù del fatto che le famiglie con accesso a un qualche servizio di TV a pagamento saranno fra tre anni circa il 50% del totale. Il restante 50% si accontenterà invece solo dei programmi (spot pubblicitari compresi) offerti in chiaro. (G.Rus.)