La manifestazione è stata organizzata dall’Ufficio federale delle comunicazioni (UFCOM) nell’ambito della riunione del Consiglio esecutivo dell’Osservatorio europeo dell’audiovisivo, presieduta quest’anno dalla Svizzera. Il grande successo registrato è la prova del vivo interesse della stampa e del pubblico nei confronti delle nuove forme di consumo dei contenuti audiovisivi.
Il 6 novembre oltre cento specialisti provenienti da ogni parte della Svizzera e numerosi esperti di circa venti Paesi europei hanno partecipato al seminario dedicato al futuro dell’offerta televisiva on demand in Europa. Durante l’incontro, presieduto da Frédéric Riehl, vicedirettore dell’UFCOM, sono intervenuti l’Osservatorio europeo dell’audiovisivo, la BBC, France 24 e la SSR SRG Idée Suisse.
Nei vari interventi si è sottolineato che le emittenti televisive europee sono sempre più interessate alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie nel campo della diffusione di programmi on demand, senza tuttavia dimostrare alcuna preoccupazione per il destino dei canali tradizionali.
Il contributo dell’Osservatorio europeo dell’audiovisivo
Entro la fine del 2009 i paesi membri dell’Unione europea (UE) dovranno applicare la Direttiva sui servizi di media audiovisivi (Direttiva SMA), riguardante i contenuti non lineari. Secondo Francisco Cabrera-Blàzquez, analista del dipartimento d’informazione giuridica dell’Osservatorio, le restrizioni giuridiche nascono soprattutto dall’esigenza di fornire una definizione esatta dei servizi on line, senza trascurare le questioni legate al diritto d’autore e al finanziamento dei nuovi media.
André Lange, responsabile del dipartimento Informazioni sui mercati e Finanziamenti dell’Osservatorio, ha presentato i risultati di un nuovo studio realizzato da NPA Conseil per l’Osservatorio e per la Direzione dello sviluppo dei media (Francia). A fine luglio 2008 si contano 338 servizi on demand nei 24 paesi europei oggetto del suddetto studio, contro i 258 di fine dicembre 2007. Il 35% dell’offerta di servizi on demand proviene da imprese televisive (radiodiffusione o programmi via satellite).
La catch-up TV, finanziata attraverso la pubblicità o il canone radiotelevisivo, è divenuta una delle forme di servizio on demand più diffuse. L’urgente bisogno di servizi VoD pone tuttavia nuovi problemi riguardo alla trasparenza economica del settore audiovisivo: numerosi operatori, infatti, si rifiutano di divulgare i dati essenziali sul successo dei loro servizi e delle opere offerte nel loro catalogo.
Il punto di vista degli operatori
A dicembre 2007 la BBC ha lanciato il servizio BBC iplayer, che ogni settimana propone 200 ore di programmi radiofonici e televisivi offerti tramite il servizio di catch-up. Come evidenziato da Matteo Maggiore, rappresentante europeo della BBC, il servizio è un vero e proprio successo: sono già state soddisfatte oltre 180 milioni di richieste per scaricare programmi su pc e su telefoni cellulari. Il servizio è accessibile via Internet, oppure via cavo grazie ad un accordo con Virgin Media, e recentemente anche all’interno dell’offerta Sky Player di BskyB.
Sono molti, ciononostante, i problemi con cui le nuove tecnologie devono scontrarsi, quali ad esempio la saturazione delle reti, il divario digitale tra il Nord e il Sud, l’invasione dei video amatoriali sui siti multimediali oppure la pirateria, come ha testimoniato Stanislas Leridon, direttore Internet & New media di France 24, il canale francese d’informazione internazionale, facente capo alla holding “Audiovisuel extérieur de la France”, che propone i suoi programmi in lingua francese, inglese e araba principalmente attraverso il multimediale e Internet. Secondo il rappresentante di France 24, i fattori chiave del successo nel mondo dell’offerta televisiva on demand sono “contenuti appropriati e di qualità, saldi punti di riferimento, facile reperibilità attraverso i motori di ricerca, distribuzione selettiva e giusto modello economico”.
Come ha riferito Walter Bachmann, capo del Centro multimedia della SF Schweizer Fernsehen, l’emittente di lingua tedesca stima che in Svizzera “nel 2016 circa il 25% dei contenuti audiovisivi fruiti dai telespettatori saranno programmi non lineari”. Il servizio pubblico svizzero programma pertanto di sviluppare sia nuove offerte legate alle trasmissioni televisive classiche (ad esempio un notiziario scaricabile sul proprio telefono cellulare) sia nuovi contenuti del tutto innovativi. Dal canto suo SF intende ampliare la propria offerta on demand e prevede in particolare di riservare più spazio ai video amatoriali sulle sue piattaforme Internet, alla stregua di Youtube.
L’Osservatorio europeo dell’audiovisivo
Fondato nel 1992, l’Osservatorio si occupa della raccolta e diffusione delle informazioni relative all’audiovisivo in Europa. Organizzazione europea di servizio pubblico, si compone attualmente di 36 Stati membri e della Comunità europea, rappresentata dalla Commissione europea. Opera nel quadro giuridico del Consiglio d’Europa e collabora con un certo numero di organizzazioni partner e di professionisti del settore audiovisivo nonché con una rete di corrispondenti. Oltre ai suoi interventi durante le conferenze, rientrano nelle sue attività principali la pubblicazione di un annuario, di rapporti e di bollettini d’informazione, la creazione di banche dati e la diffusione di informazioni attraverso il sito dell’Osservatorio.
L’Osservatorio intende sviluppare ulteriormente le proprie attività nel campo dei nuovi media, per rispondere ai bisogni crescenti del settore audiovisivo.