Periodicamente si torna a parlare del controverso rapporto tra la Radio e i giovani. O meglio, i giovanissimi. Quelli sotto i 18 anni, per intenderci.
Ha senso farlo?
L’osservazione empirica (cioè quella che basa le conclusioni sull’osservazione diretta o indiretta dei fatti) ci restituisce un dato molto distante da quello che ci propongono i sostenitori della tesi che i giovanissimi sarebbero un target appetibile e, soprattutto, ancora raggiungibile per il medium.
All’evidenza, trovare un adolescente che ascolta la radio è, oggettivamente, quasi un miracolo…
Ad ogni modo, si tratta di un affanno inutile
Tanta fatica per nulla, peraltro. Perché ci sono mediamente due momenti fisiologici di avvicinamento alla Radio.
La patente
Il primo è il conseguimento della patente, che comporta l’avvicinamento all’autoradio quale strumento preinstallato sul dashboard dell’automobile (sebbene con l’avvento delle vetture dotate di connessione IP tale incontro abbia perso vigore, non avendo più il medium radiofonico il predominio assoluto del car entertainment).
La maturità (sostanziale)
Il secondo momento, ben più importante – e potremmo dire definitivo -, è la maturità sostanziale. Quella, cioè, che porta il soggetto ad attingere a contenuti che vanno oltre la musica.
Parliamo di un’età che, secondo i casi, oscilla tra i 25 e i 35 anni.
L’ingresso del mondo del lavoro, le responsabilità ed una progressiva indipendenza economica, rendono il giovane proiettato verso l’età adulta meno propenso alla fruizione massiva della musica e più orientato verso contenuti informativi e d’intrattenimento.
L’attesa al varco
Ed è qui che la Radio si riprende la rivincita sullo streaming on demand, intercettando l’ex adolescente che l’aveva snobbata.
La Radio ha valori aggiunti notevoli rispetto al SOD, sia questo costituito da musica o podcast vocali. Parliamo dell’istantaneità e, soprattutto, di un elemento che con la crisi Covid-19 è tornato particolarmente in evidenza: l’empatia.
Fasce d’età divise, mercato condiviso
D’altra parte SOD e Radio non sono due mezzi antagonisti ma complementari. Che ben possono coesistere, condividendo il mercato dell’ascolto e del digital audio, ma non le fasce d’età.
La “Strana Guerra”
La guerra tra la Radio e lo Streaming on demand per accaparrarsi l’under 18 appare quindi come la “Strana Guerra” del secondo conflitto mondiale.
Con tale definizione gli storici definiscono il periodo a cavallo tra la fine della campagna di Polonia e l’avvio delle operazioni in Francia (maggio 1940). Un momento che il primo ministro inglese Winston Churchill definiva come “un’avanzata senza invasione”.
Cioè, esattamente come quella dello streaming on demand verso la Radio.
Un’avanzata percepita (dalla Radio) come un’invasione da contrastare a tutti i costi. Sebbene, in realtà, sia un presidio solo temporaneo del medesimo utente, che entro 15 anni arriverà inevitabilmente alla Radio.