È in fase di collaudo ed il lancio ufficiale per la commercializzazione è previsto per il prossimo 14 maggio, in concomitanza con l’annuale Salone del Libro di Torino. Si tratta di e-paper, il nuovo, piccolo passo del giornale torinese verso l’innovazione e l’integrazione tecnologica. Lo scorso 2 marzo il giornale della Fiat ne aveva annunciato l’arrivo, parlando di due mesi di collaudo pubblico per verificarne i feedback, prima del lancio vero e proprio. Chiunque possedesse un iLad avrebbe avuto accesso al panel di 100 persone, tester dell’iniziativa internautica de “La Stampa”. Tutto lascia pensare che il test stia procedendo nel migliore dei modi, dal momento che la versione e-paper del quotidiano, basata sul lettore di e-book iLad prodotto da una società del gruppo Philips, è oramai una realtà. Dall’altro lato della barricata, però, il giornale storico della famiglia Agnelli deve fare i conti con una grana mica da ridere. Sono ormai insistenti, incalzanti, le voci di corridoio che vogliono il direttore Giulio Anselmi con la valigia pronta in direzione “Ansa”. L’unico barlume di speranza per la redazione ed i lettori del giornale è il fatto che per la nomina del direttore dell’agenzia di stampa (l’attuale è Boris Biancheri) occorre anche il benestare del governo, ed Anselmi non è proprio un giornalista che si può definire un partigiano di Berlusconi. D’altro canto, però, questa corsa affannosa verso il digitale, con conseguenti tagli delle redazioni (si parla, in particolare, di quella romana) e concentrazione maggiore verso l’informazione locale, nelle zone in cui il giornale “spinge” di più (Piemonte, Val d’Aosta e Liguria), pare allontanare definitivamente Anselmi dalla direzione del quotidiano. Proprio lui, mattatore di una delle stagioni più esaltanti della recente storia de “La Stampa”, risollevata dalle ceneri grazie all’introduzione del full color, al formato tabloid, alla nuova grafica ed alla rinnovata credibilità a livello nazionale ed internazionale che la sua direzione ha portato. Intendiamoci, non che Anselmi sia un apocalittico che non crede nel digitale e resta romanticamente attaccato al suo pezzo di carta rimembrando i ben tempi in cui la stampa godeva di maggiore credibilità. Ma la nuova dimensione “locale” del giornale gli sta stretta, proprio ora che, grazie anche a lui e alle sue idee, le vendite erano aumentate superando le 300mila copie e l’estensione lungo lo stivale si era fatta più omogenea. Ma si sa, le leggi del mercato, la crisi della stampa e le scelte editoriali la fanno sempre da padrone in questi casi. Non è, perciò, il caso di abbandonarsi a sentimentalismi, dal momento che John Elkann, allarmato dai dati della crisi, sembra proprio intenzionato a tagliare i costi e a rivedere le politiche editoriali indirizzando il giornale verso una nuova esistenza sul web. E ricollocando il buon vecchio Anselmi verso la direzione dell’Ansa. A meno che Berlusconi ed il governo non ci mettano il naso. (G.M. per NL)