La SIAE spagnola fa condannare un blogger

E’ stato considerato responsabile dei commenti ad un post sul suo blog. Condannato a pagare 9mila euro, il blogger Julio Alonso ricorrerà in appello: non possono costringerci all’autocensura, dice


da Punto Informatico

Roma – Non si scherza con la SIAE spagnola, non è lecito dare fiato alle critiche dei cittadini della rete attraverso il proprio blog. Una condanna per diffamazione pende sul capo di un blogger spagnolo: dovrà pagare 9mila euro e le spese legali, così ha deciso il tribunale di prima istanza di Madrid.

Il blogger condannato è Julio Alonso, a capo di una nota rete di blogger spagnola. Aveva catturato l’attenzione del corrispettivo spagnolo della SIAE, la Sociedad General de Autores y Editores, per aver pubblicato un post nel quale si spiegavano le dinamiche di un tentativo di Googlebombing che proiettasse il sito della SGAE ai vertici dei risultati offerti ai netizen che cercassero delucidazioni in materia di ladrones.

Il risultato del Googlebombing è stato quello di far figurare il post di Alonso ai vertici delle ricerche. La società nel 2007 ne ha chiesto la rimozione e ha accusato Alonso di diffamazione. Alonso ha chiarito alla Società che il post era di evidente natura informativa: SGAE ha pensato di incastrarlo accusandolo di essere responsabile del comportamento dei commentatori che si sono infervorati a seguito del post.

Il post incriminato ha infatti ospitato le lamentele dei concittadini riguardo alle pratiche messe in atto da SGAE: 22 di queste esternazioni avrebbero colpito nell’onore la Sociedad. Il tribunale ha dato ragione a SGAE: sulla base di nozioni copiaincollate dalla rete, sulla base dell’equiparazione dei blog a testate giornalistiche, il tribunale ha considerato Alonso direttore responsabile: “Avendo la possibilità tecnica di controllarli”, Alonso avrebbe dovuto vigilare sui commenti postati, avrebbe dovuto assicurarsi che i netizen non avrebbero infierito diffamando SGAE. Alonso è stato condannato a rimuovere i commenti che SGAE ha ritenuto diffamatori, è stato costretto a pagare 9mila euro e le spese legali sostenute dalla Società.

Alonso si è piegato alle richieste del giudice, ha cancellato i commenti che SGAE ha ritenuto offensivi. Ma non ha rinunciato a levare la propria voce contro l’ingiustizia che sente di aver subito: ritiene che SGAE stia cercando di plasmare una giurisprudenza ad hoc per scagliarsi contro “tutti i blog”, armi imbracciate dai netizen per criticare ed esprimere le proprie rimostranze nei confronti dell’attività della Sociedad.

La rete spagnola è in subbuglio: i netizen si chiedono se dovranno iniziare a filtrare i commenti di cattivo gusto che compaiono accanto ai propri post, si chiedono se sia il caso di iniziare a sottoporre a censura preventiva le manifestazioni delle relazioni che si intessono con altri netizen.

Alonso ha promesso di ricorrere in appello: non considera il proprio blog un mezzo di comunicazione, non si ritiene responsabile dei commenti lasciati dai propri lettori, non intende permettere che SGAE “induca i blogger ad autocensurarsi e ad agire de censori sui loro commentatori”. Non ha altresì intenzione di pagare i 9mila euro: ha piuttosto intenzione di investire in un fondo a favore della libertà di espressione su Internet. Un fondo al quale i cittadini possano contribuire economicamente, al quale gli esperti legali possano collaborare per fare chiarezza su un quadro legislativo vago che, in Spagna come in Italia, può costringere i cittadini della rete a tacere la propria opinione.

Gaia Bottà

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