Ormai è chiaro: il futuro della radio e della televisione digitale sarà caratterizzato da almeno tre fattori.
Primo: sarà webcentrico, nel senso che l’IP sarà la principale piattaforma distributiva dei contenuti (anche se non la sola, quantomeno nei prossimi 10/15 anni). Secondo: almeno finché l’IP non sarà l’unico carrier, l’utente, grazie a decoder multipiattaforma, non sarà più in grado di conoscere il vettore del contenuto (salva apposita interrogazione dell’apparato, ovviamente): sarà il ricevitore a decidere in tempo reale (o addirittura a valutare preventivamente con uno sguardo sull’immediato futuro) quale piattaforma garantirà, in quel momento, la miglior affidabilità. Terzo: per organizzare l’indistinto mare magnum di contenuti, servirà una sorta di categorizzatore, per gestire i programmi in bouquet per genere e tema, integrato da un LCN trasversale o, molto più probabilmente, da un motore di ricerca sensoriale. Ed è proprio su quest’ultima primaria necessità che si giocherà la partita di domani. Nella consapevolezza che, alla fine, l’utente preferisce sempre che qualcuno decida quel che è più giusto per lui.