Di lui si dice sia uno di quelli che ha fatto la storia di radio e tv, con le sue trasmissioni, belle o brutte che fossero, trasformatesi quasi sempre in cult dell’etere. Da “Bandiera gialla” ad “Alto gradimento” con Renzo Arbore, fino al successo straordinario del format “Non è la Rai”, da lui ideato e diretto, che ha lanciato almeno la metà dei volti femminili che attualmente popolano l’etere televisivo. Stiamo parlando di Gianni Boncompagni (nella foto degli esordi, a destra), aretino classe 1932, regista d’un numero esorbitante di programmi in quarant’anni di professione, che riguardo la sua carriera dice: “Programmi brutti ne ho fatti tanti, ma non ho pentimenti, mi sono sempre divertito a farli, mai annoiato”. Il suo cavallo di battaglia, certamente, è “Non è la Rai”, che nella prima metà degli anni novanta canalizzò l’attenzione mediatica dell’Italia intera, provocando reazioni a catena, dall’indignazione dei cosiddetti intellettuali della tv al visibilio di ragazzini e ragazzine. “Non è la Rai era un paradiso terrestre” dice Boncompagni, che quest’anno ci riprova: 150 ragazze da assoldare (i casting iniziano in questi giorni) ed una a condurre, anche se il regista ci tiene a precisare che non si tratterà d’una sorta di emula di Ambra, né una pseudo-velina mezza nuda, ma l’identikit che traccia parla di una ragazza culturalmente preparata, che conosca le lingue e che legga i giornali. Non proprio come l’Ambra Angiolini degli esordi, della quale Boncompagni tesse le lodi ma che ammette d’aver dovuto plasmare come un diamante grezzo: “Mi è piaciuta molto (in qualità di “madrina” alla mostra del cinema di Venezia, ndr), è intelligente e brava, ha avuto una bella evoluzione: era una ragazzotta che ignorava i congiuntivi ed il condizionale. Parlava solo all’indicativo”.
Tornando alla nuova creatura televisiva del Pigmalione degli autori televisivi, il titolo sarà “Bombay” e la regia sarà in condivisione con l’amico Giovanni Benincasa, l’ideatore di “Libero”, la trasmissione portata al successo su Raidue da Teo Mammucari. “Bombay” andrà in onda ogni domenica, a partire da ottobre, su La7 in seconda serata e sarà “una sorta di lettura surreale, anarcoide e lunare dei fatti più attuali”. Il tutto condito da un esercito di ragazze da lanciare ed una grafica accattivante, sulla quale Boncompagni afferma di puntare molto, bacchettando la scarsa qualità che, invece, caratterizza le reti dei due colossi Rai e Mediaset: “Noto che in genere la grafica e l’estetica vengono tenute in bassa considerazione. Sui canali Mediaset l’estetica è pessima. Alla Rai va un po’ meglio, c’è più tradizione”. La7 appare davvero il terreno più fertile dal quale ripartire per un mostro sacro un po’ scomodo come Gianni Boncompagni, specie dopo l’ultimo flop su Raiuno con “Maramao” (2005), piccolo tassello fuori posto inserito all’interno del mosaico-calderone di “Domenica In”, nell’edizione condotta da Mara Venier. Sulla sua nuova “casa” dice: “A La7 c’è rappresentato tutto l’arco politico istituzionale: Luttazzi il democristiano, Crozza il socialdemocratico, Ferrara il comunista, Lerner il filoislamico e la Bignardi che è dell’Azione Cattolica”. E dal prossimo ottobre, a completare la scuderia, ci sarà anche Boncompagni il liberal, tanto per buttarla, come al solito, in politica. Perché in Italia, si sa, tutto è politica, anche la tv. (Giuseppe Colucci per NL)