(Franco Abruzzo.it)
di LUCA FABBRI
Nel 2009 potrebbero arrivare in cassa meno proventi dalle inserzioni.
La crisi non guarda in faccia nessuno, neanche la pubblicità. Secondo le analisi di quotidiani come Milano Finanza, il Sole 24 Ore e il Financial Times, la recessione economica costringerà le imprese di tutto il mondo a spendere complessivamente di meno per farsi pubblicità. Risultato: le aziende editoriali dovranno tirare la cinghia.
In Italia, le stime fornite da Nielsen Media Research monitorano le migliaia di euro spese per inserzioni nei media. In base ai dati riferiti al periodo gennaio-ottobre 2008, gli investimenti netti pubblicitari sono calati dello 0,8% rispetto agli stessi mesi del 2007.
Un mese fa Rcs ha annunciato che, a causa della contrazione dei ricavi pubblicitari, a luglio rivedrà il piano triennale. E’ un segno del cambiamento in corso nell’editoria; nel dettaglio i dati Nielsen destano preoccupazioni e speranze.
Nel 2009 probabilmente sarà la carta stampata a soffrire; le testate disporranno di minori introiti per i tagli dello scorso anno nella pubblicità: cento milioni in meno per i quotidiani a pagamento (-4,9% rispetto al 2007), sessanta per i periodici (-5,6%). Numeri su cui riflettere, considerando che le risorse di un giornale derivano dalle vendite (da anni in calo continuo), dai “collaterali” -dvd, cd, guide turistiche ecc. – allegati e dalla pubblicità. Luigi Einaudi, che amava definire “il giornale come vendita di notizie e avvisi, aveva intuito tutto.
Pochi scossoni invece per la televisione, dove da sempre girano più soldi: qui l’aumento di proventi dalle inserzioni è inferiore a 30 milioni (variazione di 0,7%). Bene la radio, che può contare del 4,4% di investimenti in più. Meglio ancora il web: internet attira flussi di denaro da doppia cifra: l’aumento è del 18,5%. Molti analisti pensano che la rete sia la salvezza del sistema editoriale; questo medium, ancora giovane, muove però risorse non paragonabili con tv e stampa.
La flessione nel mercato pubblicitario non è un affare solo italiano: secondo il Sole24Ore, negli Stati Uniti colossi come General Motors hanno dimezzato le risorse vincolate nel settore. Le imprese editoriali, al netto degli investimenti pubblicitari, hanno messo in campo strategie diverse per fare i conti con la recessione. Anche perché “il calo delle inserzioni in Nord America e nell’Europa occidentale – si legge in Milano Finanza – sarà compensato dalla continua crescita dei mercati emergenti, come India, Cina e Brasile”.
Negli Usa, il New York Times, sommerso da debiti e con un’ipoteca di 225 milioni di dollari sul grattacielo della sua stessa sede, il 5 gennaio ha venduto una striscia pubblicitaria nel taglio basso della prima pagina alla Cbs: non era mai accaduto dalla sua fondazione nel 1851.
Al contrario, in Italia nei giorni scorsi si è visto un segnale in contrasto con il crollo negli investimenti pubblicitari: la decisione di imprese, come Enel, Telecom e Sisal, di stanziare fondi per acquistare una banda laterale e una striscia con i colori dell’azienda tra la testata e i titoli in prima pagina del Corriere della Sera. Sempre sul Corriere, Audi qualche settimana fa, ha comprato ben 16 pagine interne per ricoprirle di inserzioni.
Segnali positivi ma insufficienti per risollevare la curva degli investimenti.
Resta da capire se le ripercussioni della crisi nel mercato pubblicitario, incideranno sul lavoro dei giornalisti; meno risorse a disposizione potrebbero alterare la fattura del giornale. “Gli editori – osserva Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della stampa – oggi possono parlare in maniera credibile di crisi, che oggettivamente c’è”. Poi la stoccata: “Si tratta comunque di un fenomeno recente. Non giustifica le scelte del passato, quando le aziende editoriali facevano utili. Gli editori hanno preferito distribuirli agli azionisti piuttosto che migliorare la qualità del prodotto giornalistico”.
IFG URBINO – 16 01 09
Guida alla rete: Nielsen Media Research, Gennaio-Ottobre 2008
Pubblicità/Calano gli investimenti e crescono gli spazi sui quotidiani: i dati dell’Osservatorio Fcp (16/1/09)
Il fatturato pubblicitario del mezzo stampa in generale ha registrato nel periodo gennaio- novembre 2008 un andamento in flessione rispetto allo stesso periodo del 2007 (-5%). Questo dato è la conseguenza di andamenti diversi all’interno dei mezzi stampa rilevati.
I Quotidiani in generale hanno registrato una diminuzione di fatturato del -5% ed un incremento degli spazi del +4 %, con una conseguente diminuzione del prezzo medio. La tipologia Commerciale nazionale ha registrato un – 9% a fatturato ed un +5% a spazio. La tipologia Di Servizio ha visto un fatturato in diminuzione del -5%, mentre lo spazio è cresciuto del +4%. La tipologia Rubricata ha segnato un calo di fatturato del -2 % e un aumento di spazio del +1%. La pubblicità Commerciale locale ha ottenuto un +0,3% a fatturato ed un +3% a spazio.
I Quotidiani a pagamento hanno registrato un andamento uguale a quello dei quotidiani in generale. I quotidiani Free Press hanno segnato andamenti in calo a fatturato (- 7%) e in crescita a spazio (+2%). Diminuisce del -8% il fatturato della commerciale nazionale e del -4% quello della locale, mentre gli spazi crescono rispettivamente del (+4%) e del (+1%).
I Periodici in generale hanno registrato un fatturato in diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2007 (- 5%) ed un calo degli spazi (- 3%).
I Settimanali hanno ottenuto delle variazioni negative sia a fatturato (- 6%) sia a spazio (- 3 %).
Per i Mensili si registra una lieve diminuzione di fatturato del -2% e un calo degli spazi – 3%.
Le Altre Periodicità hanno riportato una flessione sia del fatturato (- 7%) che dello spazio (- 9%).
In sintesi, quindi, per i Quotidiani si è registrata una lieve crescita dei fatturati della pubblicità commerciale locale ed un calo di fatturato delle altre tipologie con una conseguente diminuzione del prezzo medio. I Periodici hanno evidenziato un andamento negativo dei Settimanali, dei Mensili e delle Altre periodicità.
(Fonte: Fcp)