Non ho mai capito i titoli a effetto che decretano la “fine” e la “morte” di qualsiasi cosa a distanza di poche ore dall’avvento di una qualunque novità tecnologica. Un bambino capirebbe che le tecnologie “di sostituzione” sono pochissime. A me vengono in mente l’automobile al posto del calesse e forse – dico forse – il CD al posto del vinile. Tutto il resto, tecnologie vecchie e nuove si sovrappongono e coesistono più o meno felicemente, determinando nicchie di mercato anche molto consistenti e sempre ricche di creatività.
Così mi viene da ridere leggendo che dall’Australia il Sydney Herald decreta la morte della radio sulla base del grande successo delle pagine podcast sui siti di ABC, mentre dagli Stati Uniti Alexander Wolfe di InformationWeek si chiede “is podcasting dead?” affermando che ormai esistono più podcaster che ascoltatori di podcast (oddio, su questo non mi sentirei di dargli completamente torto…) mentre la radio ha 220 milioni di ascoltatori.
I gusti cambiano, la gente si sposta da una modalità di fruizione all’altra, a seconda delle convenienze e delle mode. Ma non basta per concludere che il podcasting è già agonizzante perché il network di PodTech è in crisi di identità e grandi firme come Robert Scoble si dedicano ad altro. O che la radio è ormai destinata al pensionamento perché in Australia ABC registra due milioni di podcast scaricati in un mese e anche le radio commerciali cavalcano il fenomeno alla grande:
The ABC is now regularly topping two million podcast downloads a month. Austereo (owner of Triple M and Melbourne’s Fox FM) is registering more than 850,000 a month across all its stations, a figure that is increasing by 50,000 each month.
La radio continua evidentemente a essere un fenomeno sociale e culturale di grande importanza. E il podcasting non è, come vorrebbero farci credere, una anti-invenzione che ucciderà il medium più vecchio, ma una perfetta integrazione per chi vuole usufruire della radio in modo diverso e farsi sentire senza tutte le barriere d’accesso che rendono così esclusivi i canali tradizionali. Piantiamola con queste visioni apocalittiche degne delle peggiori guerre di religione tra impallinati.