Settimana di riflessioni per la Radio dopo gli attesi dati del Tavolo Editori Radio. Una premessa: per come è impostata, l’indagine TER è un indicatore importante su tendenze ed orientamenti, ma per sua natura soffre di limiti fisiologici legati al modello CATI (Computer-Assisted Telephone Interviewing) che fonda la sua raccolta dei dati.
Limiti che dimostrano tutta la loro insuperabilità in casi come questo, dove sono in tanti a dover correggere il tiro ma si trovano a doverlo fare a distanza di molti mesi dagli errori strategici commessi.
Player come Radiomediaset, GEDI e RAI avrebbero certamente potuto intervenire per tempo su alcune delle proprie scelte editoriali, limitando gli effetti di errori che un metodo di rilievo in real time come il meter avrebbe potuto far individuare come tali.
La Radio è un mezzo elastico, in salute, che funziona (che “Rende”, come recita il felice slogan che ha contraddistinto il recente Radiocompass 2019), al passo con lo sviluppo tecnologico sul piano distributivo. Ma non su quello dell’accertamento del suo livello di gradimento.
Nessun editore si sognerebbe di utilizzare oggi i registratori a bobine od i giradischi per mettere in onda i propri contenuti. Eppure quegli stessi editori ancora oggi preferiscono affidarsi ad una modalità di rilevazione diretta di unità statistiche realizzata attraverso interviste telefoniche dove l’intervistatore legge le domande all’intervistato e registra le risposte su un computer: un metodo sostanzialmente immutato dagli anni ’80.
Comprensibile la difesa del metodo CATI da parte delle Top Radio: questo tipo di rilevazione premia soprattutto il ricordo e quindi la notorietà e quindi è perfetto per difendere le rendite di posizione. Ma l’altra faccia della medaglia si mostra in tutta la sua veemenza in casi come quello attuale, che vede tanti, troppi, player alle prese con sofferenze endemiche che esigono analisi specifiche ed immediati interventi correttivi di chirurgica precisione che un rilievo massificato come quello di una rilevazione CATI non può garantire. E allora per la Radio è il momento di dimostrare la propria resilienza anche intervenendo con convinzione e fermezza sulla sua autoanalisi.
Ma, come scriveva Seneca, “una parte della salute sta nel voler essere curati”.