Era un mezzo per tutti ai tempi del boom, è un mezzo un po’ più ritagliato oggi. Ma, contrariamente, a quanto sempre dimostrato dalla storia, non sono più giovani e giovanissimi a popolare la schiera di ascoltatori fidelizzati al mezzo radiofonico, l’età media sta salendo. Secondo l’analisi operata da Starcom sui dati Audipress, infatti, il popolo della radio sta mutando aspetto in maniera assolutamente rilevante, non solo invecchiando notevolmente, ma anche rendendo la radio un medium decisamente maschile ed erudito. Il segmento di pubblico tra i 15 e i 24 anni perde qualcosa come 4 punti percentuali rispetto alle rilevazioni del 2006, appannaggio del segmento 25-44, al momento il più significativo, dove Radio Deejay la fa da padrona. Occorre sottolineare, poi, come il mezzo radiofonico si stia sempre più specializzando nell’attirare una porzione di pubblico più acculturata, sarà per le modalità di fruizione (ad esempio, in macchina, per i professionisti che si spostano continuamente), sarà perché la gente a più alto tasso d’istruzione non ne può più della televisione spazzatura. A completare il quadro dell’ascoltatore tipo c’è il fattore-sesso, forse il più numericamente eloquente: la radio è un mezzo che ascoltano gli uomini, in stragrande maggioranza. L’unica eccezione è rappresentata da Radio Italia, il cui pubblico è quasi perfettamente ripartito tra uomini e donne. Tornando al fattore-età, si può notare dai dati come tra i giovanissimi trionfino m2o ed Rtl 102.5; tra i 15 e i 24 la leadership spetta ad Rds; nella fascia più “calda”, tra i 25 e i 44, è Deejay a farla da padrona, ovviamente accompagnata da Radio1 e, in seconda istanza, le altre frequenze Rai, che dominano anche la fascia d’età immediatamente superiore (45-64), in coabitazione con Radio 24, la più maschile delle emittenti. Tra gli over 64, neanche a dirlo, è Radio Maria a fare man bassa di ascoltatori, ma c’è ben poco di cui stupirsi. (L.B. per NL)