La radio, con la carta stampata, è ancora un mezzo di comunicazione di massa troppo analogico. Soprattutto nelle valorizzazioni patrimoniali

analogico

I grandi assenti nei bilanci delle emittenti radiofoniche italiani sono i valori di asset fondamentali nell’economia 4.0: brand e formati. E sempre ammesso che marchi, magari impiegati da decenni, siano stati registrati. Perché accade, infatti, anche questo in un settore ancora troppo analogico. Anche e soprattutto nella rappresentazione patrimoniale d’impresa.

Mentre per gli editori televisivi il mondo analogico appartiene al passato – non esistendo più nulla della filiera distributiva del contenuto che non sia numerico -, per quelli radiofonici tale componente ha spesso ancora un peso rilevante.

Peso sostanziale e incidenza formale

Non parliamo tanto di peso sostanziale (metodi di diffusione dei contenuti), quanto di incidenza formale, cioè valorizzazioni a bilancio di beni di natura immateriale. Il che, per molti, sta diventando un problema. Un bel problema.

Un occhio ai bilanci

Scorrendo i bilanci delle società editrici radiofoniche con occhio critico (il che accade quasi sempre quando si richiedono finanziamenti agli istituti bancari), si scopre che, nella maggior parte dei casi, gli asset di distribuzione di contenuti digitali non sono quasi mai valutati. E, conseguentemente, valorizzati.

Valori non attualizzati

Al contrario, qualche volta è iscritto a valori ormai fuori da logiche di mercato (punto di incontro tra la domanda e l’offerta) il compendio immateriale di natura analogica (le frequenze FM, per essere chiari).

Brand e formati, questi sconosciuti. A bilancio

Così come, beninteso, spesso non lo sono (o non sono state aggiornate) le valorizzazioni di brand e formati.

Prospettive

Errore grave, considerato che piattaforme OTT (che sono misuratori di tendenze alla disintermediazione), partecipazioni in consorzi, contratti di banda, autorizzazioni DAB, formati e marchi, sono destinati a diventare, da qui al 2030, i principali asset radiofonici in termini di valore economico.

La valutazione dell’immobilizzazione immateriale

Il problema è: come si valuta questo tipo di immobilizzazione immateriale? E, soprattutto, come e in che misura si svalutano (rectius, attualizzano) le altre? Quelle analogiche, nel dettaglio.

Ma, prima, cosa è l’immobilizzazione immateriale?

Intanto diciamo che l’immobilizzazione immateriale è una voce inserita nell’attivo di stato patrimoniale.

Forma e sostanza

Il termine immateriale si deve alla principale caratteristica di questi costi capitalizzabili, cioè la loro intangibilità, per assenza di forma e sostanza fisica.

Intangibile

Sono infatti definite dall’OIC (Organismo Italiano di Contabilità) come attività normalmente caratterizzate dalla mancanza di tangibilità.

agenzia delle entrate metodo consultmedia 1 - La radio, con la carta stampata, è ancora un mezzo di comunicazione di massa troppo analogico. Soprattutto nelle valorizzazioni patrimoniali

Pluriennali

Si tratta dunque di costi che conservano la loro utilità per più esercizi, ovvero manifestano i loro benefici economici in un arco temporale che va oltre l’annualità considerata.

Svalutazione

Ciò premesso, il problema della svalutazione di asset analogici radiofonici (e di riflesso della valutazione di quelli digitali) è stato affrontato negli ultimi anni da Consultmedia, definita dall’Agenzia delle entrate “la società leader in Italia nei servizi di consulenza giuridica, tecnica, amministrativa e strategica per emittenti radiotelevisive e operatori delle telecomunicazioni”, che “attraverso un’attenta analisi, ha maturato la propria esperienza nella valutazione degli impianti FM (ossia impianti radiofonici)”. 

Il Metodo Consultmedia

Consultmedia ha, dalla fine degli anni ’90, elaborato e costantemente aggiornato un metodo scientifico di valutazione degli impianti FM basato su una serie di parametri governati da un algoritmo (cd. “Metodo Consultmedia”).

Confermato dalle pronunce giurisdizionali

Un metodo che l’Agenzia delle entrate ha – ormai da anni – ritenuto di adottare, sulla scorta dei “suoi steps logici” e la cui “validità  è stata confermata anche da recenti pronunce giurisprudenziali”.

N9

Da molti anni, il Metodo Consultmedia è stato integrato da un parametro (N9), riassunto nella “progressiva affermazione di piattaforme di distribuzione di contenuti non in FM”.

Correttivo

Cioè un coefficiente correttivo resosi necessario per compendiare appunto le caratteristiche di diversificazione delle sopravvenute piattaforme distributive di contenuti radiofonici sul piano della loro destinazione e funzionalità.

Modellazione predittiva

Non solo, due anni fa, Consultmedia ha iniziato a sviluppare un modello predittivo utilizzando metodi matematici e numerici per anticipare i valori di mercato degli asset.

Roll-out

Il modello, nella sua lunga fase di trial, è stato in grado di prevedere risultati in un determinato stato o istante temporale futuro in funzione dei cambiamenti degli input che poi hanno avuto conferma.

Orizzonte di previsione di un lustro

Il modello predittivo di Consultmedia è ora in corso di integrazione in un sistema di intelligenza artificiale che consentirà di stimare, con un orizzonte fino a 5 anni, gli scenari del sistema radiofonico italiano, per ora in relazione alla valutazione di un asset immateriale.

Prospettive di predizione

In prospettiva, il modello predittivo potrà ampliarsi anche ad altri tipi di valutazione strategica (commerciale, editoriale, tecnica).

Ancore analogiche

E già – a quanto riferito dagli analisti – qualche segnale pericoloso per quei soggetti che sono ancora troppo ancorati, economicamente e finanziariamente, al complesso strutturale analogico traspare.

Porte e finestre

Perché non è detto che tutto quello che di analogico esce dalla porta, possa rientrare in forma digitale dalla finestra. Se non sono state adottate per tempo le misure necessarie.

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