La Radio, dopo i disastrosi dati di gennaio e febbraio, a marzo 2021 registra una raccolta pubblicitaria a +26,5% rispetto all’anno prima. Ovviamente nessun radiofonico gioisce, perché il termine di riferimento è il peggior mese del 2020. Quando la raccoltà era crollata quasi del 42%. Ma il vero problema non è tanto quello economico.
Certo, a prescindere dalla rimonta, la Radio continua a subire, (molto) più di tv e web (ma meno della carta stampata), gli effetti della pandemia.
Ripresa
Fausto Amorese, Presidente di FCP-Assoradio, cioè la federazione delle concessionarie di pubblicità, ha nei giorni scorsi gettato acqua sulla brace (il fuoco si era già spento). “Nonostante il mese di marzo 2021 si confronti con un periodo storico fortemente penalizzato dall’esplodere della crisi epidemiologica, risulta comunque più che evidente la significativa ripresa degli investimenti pubblicitari radiofonici – ha detto -.
Questione di fiducia sulla Radio
Registriamo come numerosi investitori, dopo un comprensibile periodo di riorganizzazione delle attività di planning, stiano ridando fiducia al mezzo radiofonico, consapevoli del ruolo fondamentale che esso riveste all’interno del media mix pubblicitario”.
Radiocompass 2021
Va bene. Tuttavia la reattività dei radiofonici allo tsnunami da Covid-19 è stata fin qui oggettivamente debole.
Prendiamo l’evento Radiocompass 2021, che avrebbe dovuto esaltare l’appetibilità della Radio agli investitori pubblicitari. La rilevanza mediatica dell’evento è in realtà stata scarsa. Per non dire che il consesso è passato quasi nell’indifferenza generale.
Il che, per una manifestazione che avrebbe dovuto promuovere l’efficacia del medium sotteso, non è proprio il massimo.
Comunicazione scarsa e inefficace
A differenza di altri settori della mass communication (come la tv, la digital adv, ma anche l’editoria online) la Radio sembra anestetizzata. La comunicazione sia verso l’interno che l’esterno appare poca. E scarsamente efficace.
Insofferenza sul TER
Gli editori sembrano scoordinati; tra loro in contrasto su diversi temi strategici ed essenziali.
Per esempio, registriamo una certa generale insofferenza verso l’indagine d’ascolto TER, certamente necessitante di profondi interventi di adeguamento e di aggiornamento del metodo di rilevazione.
Ci vuole metodo. Nuovo
Le lamentele registrate da NL passano dalla ponderazione dei casi, dalle discrepanze tra i dati settimanali e del giorno medio, per giungere all’ormai improcrastinabile superamento del sistema CATI. E le doglianze non riguardano solo le emittenti locali: l’insoddisfazione, a quanto ci risulta, interessa anche più di un player nazionale.
La Radio di sistema
Ma anche l’altra attività tendenzialmente di sistema, quella dell’aggregatore captive di flussi streaming PER (Player Editori Radio), porta le cicatrici di una scarsa efficenza. Nonostante l’applicazione sia tecnicamente a regime, la comunicazione da qualche tempo è assente.
Nessuna promozione verso l’utenza (nemmeno sulla radio stessa!) e interazione problematica con gli operatori (avremo modo di tornare sul tema nei prossimi giorni).
PERché non risponde?
Sulla scorta di numerose segnalazioni ricevute dalle emittenti, il 23 aprile abbiamo chiesto un’intervista all’attuale presidente del PER per chiarire tali criticità, anticipando un articolo specifico sul tema.
Stiamo ancora aspettando un riscontro. Ma non all’intervista: all’email.